Fausto Cabra firma l’articolata e ricca regia di Schegge di memoria disordinata a inchiostro policromo, un testo complesso scritto da Gianni Forte che ha per oggetto un fatto di cronaca della fine degli anni Settanta. La magnetica opera è in scena fino al 13 aprile al Teatro Franco Parenti.
La drammaturgia
La drammaturgia si ispira alla storia di Billy Milligan che rapisce, lega, stupra e rapina tre giovani donne. Le prove conducono a lui che si dichiara innocente, è confuso e non ricorda nulla. Da qui la scoperta del disturbo da personalità multipla che lo scagionerà. Il giovane passerà l’intera vita fra ricoveri e tentativi di “fusione” fra le personalità che si manifestavano in lui (ben ventiquattro).
La regia
Fausto Cabra rompe con la tradizione e costruisce una forma di teatro estremamente complessa sul piano registico. Il linguaggio non si limita alla parola recitata: la narrazione non ha luogo solo sul palco dal vivo e con soluzioni originali il regista ricostruisce fluentemente la drammaturgia di Forte. Il racconto è distinto in quattro capitoli, le Rapsodie intitolate Caos, Esplosione, Cenere, Terrain Vague.
La regia di Fausto Cabra è dinamica, completa la drammaturgia con l’intervento di diversi media che accompagnano e spiegano gli eventi. Un televisore dal quale escono immagini nei momenti di cambio scena o costumi, inquadrando anche il periodo storico e le sue mode, trasmettere uno spot pubblicitario della bevanda Billy, realmente esistita.
La scena
La scena è realizzata con pochi elementi semplici ma essenziali e contempla un tavolo, sedie, monitor e alcuni quadri sui quali gli attori posano fotografie o scritte, elementi che sono utili al racconto.
Su un grande telo, in alto in fondo al palco, sono proiettate immagini senza sonoro, riferite alle personalità multiple del protagonista. L’occhio dello spettatore si sposta dalla scena fino ai suoi margini senza mai perdere di vista l’azione che è spiegata o completata dai supporti visivi che Cabra utilizza con logica, senza invadere il terreno della recitazione.
L’uso di monitor, microfoni ad asta, registratori a cassetta è misurato: Fausto Cabra dosa ogni elemento diverso dalla recitazione senza eccedere. Non si tratta, infatti, di una forma di metateatro quella che lo spettacolo offre.
Linguaggi diversi
Quanto accade sul palco è integrato dalle immagini che appaiono sullo schermo posto in alto. Una soluzione, questa, molto adatta a un testo che può risultare confuso in assenza di tanti interpreti quanti sono i personaggi ai quali si aggiungono quelli fittizi generati dalle multiple personalità del protagonista. Cabra e Forte ne scelgono cinque delle ventiquattro, con immagini sul telo di fondo o su monitor. Fra queste Alice, una lesbica, e Pollicino, un bimbo.
Il disordine mentale del protagonista Billy con le sue diverse personalità, a cui sono attribuiti nomi di fantasia, è trasferito sulla scena con ordinata cura ai tempi teatrali. Raffaele Esposito, un eccezionale Billy, passa da fasi di calma e leggerezza interpretativa del Billy reale a improvvise turbolenze dei suoi “abitanti” fittizi, quelli nati con la patologia.
Realtà cosciente e incosciente convivono e si sovrappongono pur mantenendosi su livelli ben individuabili all’interno dello schema narrativo. Raffaele Esposito è l’attore, è reale, ma è anche Billy, colui che presta il corpo alla personalità criminale. Da qui, sottotraccia, si apre la questione del binomio realtà/finzione, che riguarda sia il terreno della rappresentazione teatrale sia la vita reale di ciascuno di noi.
I personaggi
I personaggi sono interpretati da soli tre attori in scena che hanno ruoli multipli. Il già citato Raffaele Esposito è versatile nel saltare da Billy ai suoi alter ego. Calato nei ruoli, Esposito non lascia indietro nessuna delle “persone” che vivono nel protagonista, si trasforma in ciascuno di esse come l’autentico Milligan, sino ad arrivare a spogliarlo di tutti gli “ospiti”. Alle fine, rimane solo il vero Billy con la violenza subita, sfociata nella patologia.
La bravissima Anna Gualdo è nel triplice ruolo di poliziotto, psicologa e soprattutto della madre di Billy. Alla Gualdo compete di rappresentare il piano del trauma adolescenziale di Milligan. L’attrice, seguendo lo schema di Cabra, è la psicologa e anche la madre di Billy ruolo, quest’ultimo, interpretato con fine abilità.
Elena Gigliotti interpreta le tre vittime, l’avvocato e un poliziotto, occupandosi del piano investigativo della drammaturgia.
Tanti personaggi, che le due brave attrici riescono a differenziare senza confondere il pubblico, grazie anche all’escamotage registico del pannello posto in alto sul fondo della scena.
Un lavoro contemporaneo
Un ottimo lavoro sul piano drammaturgico che Gianni Forte costruisce con stile immaginifico e poetico, messo in scena con estrema originalità e ritmo dal capace regista. Il tutto esaltato dalle ottime capacità interpretative degli attori che si muovono con abilità tra i vari ruoli. Essi compongono un insieme armonioso e riescono a creare il senso di precarietà dell’essere umano, in equilibrio tra la sua essenza visibile e quella nascosta. Dalla drammaturgia alla regia è evidente il tentativo, ben riuscito, di porre l’essere umano al centro, con il suo io visibile e il “magma interno” che lo agita.
La pièce non perde mai la tensione che deve trasmettere allo spettatore, culminando nella scena finale carica di significati metaforici che richiamano alla vera esperienza del giovane malato, inconsapevole criminale. Sotterrata da identità errate o scientemente assunte, all’umanità non basta un bagno di realismo, ma può essere almeno necessario per sfuggire dalle maschere che indossa.
Schegge di memoria disordinata a inchiostro policromo
regia di Fausto Cabra
drammaturgia Gianni Forte
con Raffaele Esposito, Anna Gualdo, Elena Gigliotti
scene Stefano Zullo
disegno luci Martino Minzoni
costumi Eleonora Rossi
musiche Mimosa Campironi
grafica e contributi video Francesco Marro
produzione Teatro Franco Parenti, fino al 13 aprile