I commentatori degli organi di informazione stranieri non capiscono perché in Italia sia quasi impossibile avere un governo che governi a lungo. Anche se a guidarlo è una delle personalità più esperte e capaci del panorama politico mondiale.
La frammentazione del tessuto sociale
C’è una risposta che gli storici spesso danno al problema. Il tessuto sociale italiano è sempre stato molto frammentato a partire dall’età comunale in poi. Il paese è sempre stato dominato da conflitti fra consorterie, ciascuna gelosa dei propri privilegi. Dai detentori di molteplici pensioni, ai monopolisti di vasti settori del commercio, della produzione e del turismo. La mancanza di una coscienza morale nazionale è facilmente dimostrata dall’enorme mole dell’evasione fiscale, sconosciuta negli Stati con i quali bisogna confrontarsi quotidianamente. E anche dalle resistenze messe in campo contro ogni riforma che faccia luce su piccole e grandi illegalità, su egoismi corporativi che il fascismo aveva deciso di riconoscere istituzionalmente sotto la supervisione dello Stato.
Gli interessi di parte e le dimissioni di Mario Draghi
Il termine “partito” in origine ebbe un significato negativo. Aderiva a un partito chi intendeva difendere solo la propria parte economica e politica, anche a danno di altri. La pratica democratica ha educato i popoli evoluti a considerare gli interessi di parte in relazione ai vantaggi o ai danni che essi comportavano per l’intera società. In Italia ciò non è accaduto in maniera soddisfacente. Il caso delle dimissioni di Mario Draghi ne sono la dimostrazione più palese. Malgrado le prese di posizione a suo favore della società civile, di sindaci e di autorità mediche, in attesa delle risorse che dovrebbero servire a fronteggiare la difficile situazione attuale, una buona parte delle forze politiche, variamente colorate e collocate in parlamento hanno fatto orecchie da mercante. Si sono mescolate le motivazioni più diverse come l’antieuropeismo, la critica all’atlantismo, gli aiuti all’Ucraina, il tema dell’immigrazione, la questione climatica, le politiche sociali, etc. per sottrarre il sostegno parlamentare a Draghi.
Il disgusto per la politica
E non è comunque la prima volta. Ai tempi della prima repubblica Giulio Andreotti arrivò a governare non con il sostegno di una maggioranza, ma con l’astensione di tutti i partiti. Una specie di diserzione generale che ricorda la situazione attuale. Dal momento che nessuno degli artefici di questa incredibile vicenda ha indicato un’alternativa percorribile. Ci si stupisce che il 40% degli italiani sia disgustato dalla politica ? Il disgusto è giustificato dalla totale mancanza di una educazione sociale e politica, che la scuola si guarda bene dal fornire alle giovani generazioni. Ci si può consolare solo pensando che le vie del Signore sono infinite.
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