Far from Gengis Khan’s way of dominating – Solo guerra fra poveri

It is difficult to understand and so being in tune accordingly. That’s why the old methods of ruthless opposition in the international relations continue to dominate under the banner of “mors tua vita mea”. So is difficult to understand so far that in the global era the death of one of the contenders is also the death of the rival. From Xerxes to Genghis Khan; from Napoleon to the countries co-protagonists of the Second World War, we must say that the aim has always been to expropriate the adversary’s lands and resources. As Gengis Khan and his vast Mongol empire are concerned, we must add that these his vast exterminations are imitated, although, of course, on a different scale; but it is a problem of principle.

The nature of our planet has limits

Even though in a little improper way – but just to understand it better – we can also use the term resources in the cases mentioned. I mean: shifting resources entirely to me and nothing to you. But today we need a different perspective for the problems of resources. The global condition and, more dramatically, natural resources are the cause of this. The nature of our planet has limits, due to the over-exploitation of resources and their annihilation (“genocide” of natural resources).

The millennial criterion, shifting resources entirely to me and nothing to you

It is a well-known issue, but never properly addressed. It is no longer a question of appropriating Notre Dame Cathedral and moving it from Paris to Moscow. Nvetheless, this criterion in dealing with international affairs over the millennia is still practiced exclusively today. But, obviously, when the environment you have to deal with isn’t just a corner of the earth, but the earth itself as a whole, the perspective must change, and it will. But it is clear: the later it changes, the more resources are depleted and at the same time the more climate is damaged.

Any war now negatively affects the balance of these planetary problems

The great topics of the environmental emergencies have even lost that “aura” of surviving and inappropriate romanticism that was noticeable in the beginning. Today they are terribly and irremediably threatening. War, any war, now negatively affects the balance of these planetary problems. The destruction of homes and ecosystem resources of a city or of a nation immediately affects the rest of the world, aggravating the shortage of natural resources.

Just a war between the poor

The full and competitive sharing of these urgencies is necessary and compelling. It is not about practicing altruism and beneficence, the terrain of selfishness is fully involved, the objective being as it is. And if someone adds to the gaze at himself also the sentimental one towards others, this is certainly an element that contributes to doing better. In short, avoid war between the poor. And every war is now a war between the poor.

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È difficile capirlo e sintonizzarsi conseguentemente. E così nei rapporti internazionali continuano a dominare i vecchi metodi della contrapposizione spietata all’insegna di “mors tua vita mea”. Ed è difficile capire che nell’era globale la morte di uno dei contendenti è anche la morte del rivale. Da Serse a Gengis Khan e al suo vasto impero mongolo e ai suoi vasti stermini e genocidi (oggi imitati, anche se, certamente, su diversa scala, ma è il principio che conta); da Napoleone ai Paesi co-protagonisti della seconda guerra mondiale:  si è sempre puntato all’espropriazione delle terre dell’avversario e dei suoi beni.

Oggi preme un’angolazione diversa del problema delle risorse

Un po’ impropriamente – ma tanto per capire meglio – possiamo usare anche nei casi citati il termine risorse. Quindi: spostamento delle risorse all’insegna del tutto a me e niente a te. Ma oggi preme un’angolazione diversa del problema delle risorse. Ne sono causa la condizione globale e, novità più drammaticamente assoluta, le risorse naturali. La natura del nostro pianeta ha dei limiti, dovuti al super-sfruttamento delle risorse e al loro annientamento (“genocidio” delle risorse naturali).

L’ambiente con cui fare i conti è il pianeta stesso per intero

É una problematica ben nota, ma mai adeguatamente affrontata. Non si tratta più di appropriarsi della (povera) cattedrale di Notre Dame e di spostarla da Parigi a Mosca. Tuttavia, questo criterio nel trattare gli affari internazionali lungo i millenni è ancora oggi praticato in modo esclusivo. Ma, evidentemente, quando l’ambiente con cui devi fare i conti non è più un angolo della terra, ma la terra stessa per intero, la prospettiva deve cambiare, e cambierà. Ed è chiaro: più tardi cambia, più le risorse si impoveriscono e il clima distrutto.

Qualunque guerra è negativa per il bilancio delle problematiche planetarie

e grandi emergenziali topiche ambientali hanno persino perso quell’aura di romanticismo sopravvivente e inopportuno rilevabile agli inizi. Oggi esse sono terribilmente e irrimediabilmente minacciose. La guerra, qualunque guerra, adesso incide negativamente nel bilancio di queste problematiche planetarie. La distruzione di case e risorse dell’ecosistema di una città o di una nazione si ripercuote immediatamente sul resto del mondo, aggravando la penuria delle risorse naturali.

Ogni guerra è ormai guerra tra poveri  

La condivisione piena e competitiva di queste urgenze è necessaria e urgente. Non si tratta di praticare altruismo e beneficenza, il terreno dell’egoismo è pienamente coinvolto. Questo il dato oggettivo. Che se poi qualcuno aggiunge allo sguardo a se stesso anche quello sentimentale verso gli altri, questo è sicuramente elemento che contribuisce a fare meglio. Insomma, evitare la guerra tra poveri. E ogni guerra è ormai guerra tra poveri.