È interessante vedere come attraverso la fotografia si possano affrontare tutte le tematiche che più scaldano il dibattito sul nostro futuro. I vari festival di fotografia in giro per l’Europa mettono in campo una miriade di sfaccettature dei vari problemi. Ecologia, pace mondiale, rapporti interpersonali e di lavoro, migrazioni. Emop Berlino si svolge in ottobre-novembre ed è l’equivalente del Photofestival di Milano che si svolge a settembre. Una invasione di eventi che prende tutta la città toccando tutti i temi possibili, da quelli sullo specifico fotografico a quelli sui problemi dei popoli più disagiati. Dal 2004 è il più grande festival fotografico della Germania che, ogni due anni, coinvolge musei, istituzioni culturali, gallerie, spazi di progetto, ambasciate e scuole di fotografia con mostre all’aperto o museali, con presentazioni individuali o di gruppo. Per cui si va dalla mostra al Museum of Photography – Collezione di fotografie della biblioteca d’arte SMB (Jebensstraße 2) con fotografia, Wolfgang Schulz e la scena fotografica intorno al 1980 che documenta, attraverso la rivista di fotografia artistica internazionale, Photography: Zeitschift internationale Fotokunst, e il suo editore Wolfgang Schulz un importante periodo di cambiamento nella storia della fotografia della Germania occidentale, a quella al Rumänisches Kulturinstitut Berlin (Reinhardtstraße 14) “The Time between” del fotografo rumeno Ioana Moldovan in cui si documenta la vita di Riman incinta di cinque mesi scappata dalla sua città natale di Homs, in Siria, a causa delle bombe, nonché la lotta dei rifugiati per una vita più sicura.
Oppure al Collegium Hungaricum Berlin (Dorotheenstrasse 12) Dialektik der Bilder (Dialettica delle immagini) è una mostra che esamina lo sviluppo delle posizioni artistiche fotografiche ungheresi sullo sfondo del socialismo di stato e di altre realtà europee e dell’Europa orientale nell’ultimo terzo del ventesimo secolo. Altrettanto interessante è vedere fotografati pubblicazioni d’arte, cataloghi di mostre e monografie al Raum für Zweckfreiheit (Adalbertstraße 71) in Libro Aperto, Bibliosculptures di Ingo Gerken, un progetto che utilizza oggetti messi in rapporto con un libro creando un intrigante gioco di cambio di senso e di lettura su diversi livelli. E, sempre restando sul libro, ecco che alla Galerie Pugliese Levi (Auguststraße 62) la mostra Volumes di Mary Ellen Bartley ci presenta fotografie che esplorano le qualità tattili e formali del libro stampato e il suo potenziale di astrazione. Bartley ha realizzato progetti nelle biblioteche private di artisti come Robert Wilson, Jackson Pollock, Lee Krasner e Giorgio Morandi. Nonché una foto della collezione danneggiata di dischi jazz di Jackson Pollock.