Destinato a finire nell’archivio dei brutti ricordi, il Covid 19 potrebbe costituire una drammatica esperienza su cui edificare una nuova coscienza sociale.
Quattro lezioni lascerà questa pandemia a coloro che la supereranno. Cerchiamo di sintetizzarle.
- La natura nasconde potenzialità di annientamento del genere umano di cui talvolta ci da prova, come con la «spagnola» del 1918/1919 e, cento anni dopo, con l’attuale epidemia di Covid 19, fortunatamente meno mortifera. La scienza medica è il nostro unico scudo e ogni Stato farebbe bene ad alimentare la ricerca a suon di miliardi di euro. Bisogna elaborare modelli assistenziali che, senza oneri economici insostenibili, ci mettano nelle condizioni di affrontare eventi imprevedibili come quello che stiamo vivendo.
- L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) è un formidabile presidio per la salute del genere umano. Ma tutti abbiamo visto più di una volta il suo direttore generale di fronte alle telecamere lamentarsi della lentezza con cui si reagiva ai prodromi della pandemia. Possiamo interpretare questo comportamento come un mediocre livello di attenzione di tutti i politici a un pericolo planetario, e pensare che cosa accadrebbe se la stessa «disattenzione» caratterizzasse l’imminenza di una guerra nucleare.
- La globalizzazione economica ha reso il mondo fragilissimo di fronte a eventi di grande portata. Che cosa succederebbe se il flusso di materie prime cinesi, con le quali si confeziona in India ogni tipo di farmaco, dovesse fermarsi improvvisamente? Le vecchie fabbriche europee e americane sono state smantellate per lasciare il posto a quelle più tecnologiche e efficienti del continente asiatico. Dunque l’Occidente sotto questo aspetto si trova ad essere pericolosamente scoperto.
- Inevitabilmente ci siamo rivolti ai cinesi per avere le mascherine isolanti indispensabili a medici e infermieri per evitare il contagio. E se per una qualunque ragione Pechino non avesse voluto o potuto inviarcele? Non è ragionevole pensare che ciascuno Stato debba assicurare alle popolazioni una certa autonomia di intervento nelle catastrofi estreme senza dovere dipendere dal commercio mondiale?
Speriamo che intellettuali e politici siano in grado di dare una risposta a questi quesiti.