In Sud Africa si è avuto il più severo COVID-19 lockdown del mondo. Al momento si sta cercando di renderlo meno rigido, ma i contagi stanno aumentando esponenzialmente. Il Paese non ha scelta per ragioni culturali, di povertà e per via di una condizione economica particolarmente fragile.
Eppure, malgrado il lockdown severo praticato, è diventato il Paese africano con più contagi. Mentre i numeri dei contagi in Sud Africa stanno aumentando vertiginosamente, la decisione del governo di attenuare il lockdown rende perplessi.
Lo Stato si prepara a sepolture di massa: si stanno acquisendo terreni per accrescere le dimensioni dei cimiteri e fosse comuni sono state già progettate e scavate. Ciò significa che il governo sudafricano sa bene che è in corso una vera e propria guerra contro il virus e che le vittime sono inevitabili.
Il più severo lockdown è dunque destinato a fallire? L’eventuale fallimento proverà che i lockdown sono inutili? No. Il lockdown ha svolto il proprio lavoro e ha dimostrato di essere uno strumento valido.
I veri motivi sono gli standard di vita del Sud Africa, le condizioni economiche del Paese e la cultura del popolo.
Economicamente, il Sud Africa è un mix di redditi che vanno dalla povertà estrema alla ricchezza. La grande maggioranza dei sudafricani rientra nelle categorie dei redditi bassi fino a quella degli poveri e degli impoveriti. Quasi ogni città possiede aree da baracche, con sanitari in comune. Abitare in insediamenti informali è faticoso, intere famiglie vivono in una stanza. Inoltre, le casupole sono costruite una vicina all’altra, a volte sono persino a contatto. Le strade sono solitamente semplici sentieri.
I salari minimi in Sud Africa sono piuttosto bassi, con raccomandazioni che oscillano tra R11.00 e R20.00 (ZAR) a ora, che equivale a un reddito di R2,000.00-R3,500.00 (ZAR) al mese(ca €100.00-€200.00/mese). Il lavoratore che ha la propria famiglia in una zona rurale, spesso deve inviare il 50% dei propri introiti al proprio luogo di residenza. Perciò, per aumentare il proprio reddito, spesso arriva a lavorare 12 ore, da lunedì a sabato.
Non sorprende, allora, che i fine settimana siano un momento per staccare. Non c’è nulla di meglio che rilassarsi standosene seduti intorno a un falò a bere birra con gli amici, parlando di calcio e fumando sigarette.
Le sigarette sono una parte importante per molti. Lo stress quotidiano è notevole: il Paese è infestato dal crimine, i costi della vita sono alti, si sperimenta spesso la mancanza di elettricità per molte ore a causa di sovraccarichi della tensione, i costi dei trasporti crescono in continuazione e anche quelli degli alimenti. Fumare è uno dei pochi modi per alleggerire lo stress di ogni giorno.
Socializzare nel weekend con birra e sigarette è una pratica vecchia di millenni. Un modo per far sì che una parte della cultura tradizionale fluisca ancora tra le abitazioni delle sovrappopolate aree informali.
E, tuttavia, essendosi trattato del più stretto lockdown del mondo, alcol e sigarette sono stati banditi. Nessun capannello intorno a un falò, nessuna possibilità di rilassarsi. Vietato perfino allenarsi all’aria aperta e portare i cani a passeggio. Si è preteso che intere famiglie restassero chiuse in baracche di una stanza. Dal punto di vista sociale e psicologico si è trattato di una situazione insostenibile. Il rischio di rivolte di massa era alto e, trovandoci in Sud Africa, si sa che le rivolte possono facilmente divenire violente. È stata questa la più grossa preoccupazione del governo.
Il Sud Africa è caratterizzato da molti casi di infezioni da HIV/AIDS e tubercolosi. Ciò accresce il rischio di contagi severi di COVID-19. Una volta che il virus riesce a fare il suo ingresso in una baracca, è sicuro che si diffonderà poi con velocità allarmante e con conseguenze potenzialmente devastanti. Ma è qualcosa di inevitabile.
Se la pandemia è inevitabile, allora perché il lockdown? Perché sottoporre a stress cittadini vulnerabili? Piuttosto che arrendersi prima della battaglia, il governo sudafricano ha analizzato la situazione, ha studiato i punti deboli e ha pianificato. La sua prima priorità è stata far sì che il Paese fosse pronto e ciò ha significato la necessità di prendere tempo.
Tenere tutti a casa, evitare la guida di autoveicoli in stato di ebbrezza e le liti davanti ai pub, ridurre le problematiche polmonari in relazione al fumo, ridurre il numero dei ricoverati negli ospedali. Questo ha dato alle strutture sanitarie il tempo di pianificare e di provvedere ai rifornimenti e alla formazione del personale e al loro coordinamento degli aspetti burocratici. Il lockdown ha dato al governo il tempo di procurare mascherine e kit per i test e di preparare i laboratori ematologici necessari e, inoltre, di aumentare gli spazi dei cimiteri. Cosa ancora più importante, ha dato alla gente la percezione di quanto stava per avvenire, di ciò che ci si poteva aspettare e, triste particolare, la possibilità di dire addio ai propri cari.
Il Sud Africa era già in recessione prima che la pandemia avesse inizio. L’agenzia Moody aveva già abbassato gli indici di indebitamento del Sud Africa al livello di “junk status”. A causa di una corruzione pluriannuale, la condizione economica del Sud Africa è spaventosa. Per quanto il governo stia provando a riassestare l’economia, la pressione per la ridistribuzione del reddito a favore della popolazione nera (il BEEE: Black Economic Empowerment) è considerata da molti un’apartheid al contrario. A causa di ciò, molte imprese stanno subendo dissesti e gli investitori vedono il Sud Africa come un Paese instabile e a rischio. I lavoratori altamente specializzati preferiscono emigrare piuttosto che restare.
Redditi bassi e disoccupazione sono a livelli altissimi. La lontananza dal lavoro durante il lockdown nella maggior parte dei casi ha comportato l’assenza totale di reddito. E il governo non può pagare. Un lungo lockdown è una sentenza di morte quasi analogamente a quella del COVID-19.
Il Sud Africa non ha altra scelta se non quella di tornare al lavoro. Mentre il numero delle infezioni aumenta, le attività economiche stanno riaprendo: ciò significa ristoranti e pub, dunque socializzare sta ridiventando legale.
Bisognerebbe domandarsi cosa sia più importante, se le vite dei pochi contagiati o quelle dei molti che devono mangiare.
Il governo ha fatto la sua scelta, stabilendo chi far vivere e chi lasciar morire.