Difesa o attacco?

Passato di moda l’archetipo della conquista, siamo passati a quello della difesa. Una volta compresa l’inutilità dell’accaparramento in un universo supervasto, superato il tema del perenne accrescimento, ecco che compare un nuovo paradigma per cui vale la pena fracassare la testa altrui: la difesa. Che sia la difesa di una tradizione, la difesa dei confini, la difesa degli alleati, la difesa dei diritti delle acciughe, la difesa di uno stile di vita, la difesa dei connazionali all’estero, la difesa dei propri convogli commerciali, la difesa di un idioma, la difesa dell’onore della propria squadra di calcio, la difesa di questa cippa. Con l’immediato raggiungimento dell’assurdo effetto di causare, con la propria difesa, la reazione altrettanto difensiva dell’avversario, che a sua volta sarà costretto a difendersi. E così, come in una scazzottata tra decerebrati, siamo tutti convinti di praticare l’autodifesa mentre abbiamo solo dato un nuovo nome all’antica voglia di distruzione e, per alcuni, di autodistruzione.

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