Da dove siamo niente si può scorgere
né dare alimento con sussurri , aliti e soffi
agli aerei sensi.
Di volta in volta guardiamo
senza occhi l’invisibile
che l’essere solo a noi rivela
mentre i viventi volgono i loro sguardi altrove
su ombre, schermi che rigurgitano terra e cielo.
La parola rimane senza suono
E l’eterno si ritrae
e prova un respiro.
Da dove siamo
non ci è dato ascoltare
né ritmi saltellanti
né il ronzio di alveari fecondi di miele
né il tenace sibilo del vento
né l’onda che si riversa in spiagge
dove l’ente vacillante viene meno
né abbiamo da scontare debiti
all’inusitata ingiustizia dei viventi
né la bellezza riempie gli spazi vuoti
Si scorge solo il niente che conosce
la voce delle antiche parole
e sa di gocce d’ardesia
che un tempo scendevano
copiose sul mondo
I vivi distanti proteggono
i lor pur fragili luoghi
senza sapere che bisogna
che l’essere manchi
che il nulla sia sulle cose
solo così ciò che va detto si mostra
nell’arcano divenire del mondo.
Da dove siamo si può solo ascoltare
il fruscio che le rose accese lasciano
quando il balenio del tempo le mostra
consumarsi e spegnersi senza rancore.