François Depeaux (1853-1920) non è stato tra i primi collezionisti degli impressionisti. C’è stata una generazione prima di lui che ha cominciato a vedere con interesse e curiosità questa metamorfosi formale, successivamente, dei mercanti d’arte come Durand-Ruel. Ma è stato uno dei migliori e, secondo me, è stato più avveduto che il milionario americano Albert Barnes. Questo grande borghese normanno, che ha fatto la sua fortuna con il carbone, ha cominciato a comprare pitture di questi artisti dal 1892, un anno dopo la morte di suo padre.
La meravigliosa mostra del Musée des Beaux-Arts di Rouen fa vedere una parte delle bellezze che ha accumulato (circa 600 pezzi, tra l’altro la famosa Cathédrale Notre-Dame de Rouen di Claude Monet; aveva comprato una delle tele dello stupendo ciclo di 30 quadri).
Nel corposo e molto bene documentato catalogo (François Depeaux, collectionneur des impressionnistes, Edizioni In fine, 336 p., 39, 00 €), si può scoprire la personalità di quest’uomo di passione tramite i testi, le fotografie, le sue lettere e anche un catalogo completo della sua collezione esposta in una vasta galleria, come facevano una volta i grandi dilettanti, nella sua casa di Rouen – in genere gli amatori della sua epoca mettevano le opere dentro il loro appartamento e il resto in un deposito.
Aveva legami con i pittori e aveva una predilezione marcata per Alfred Sisley. Aveva alla fine non meno di seicento quadri di quest’ultimo. Ha avuto con lui dei rapporti intimi, forse perché sapeva che la sua situazione economica non era favolosa. Poi amava molto Claude Monet (venti pezzi), Gustave Caillebotte, Berthe Morisot, Auguste Renoir (possedeva uno dei suoi capolavori, La Danse à Bougival), Henri Fantin-Latour, per citare solo loro. Si è anche interessato agli artisti di Rouen, come Léon-Jules Lemaître, che ha fatto la descrizione delle strade della città, ed era vicino agli artisti normanni che hanno creato, in quattro, la scuola di Rouen.
La sua vita era completamente dedicata all’amore di questo tipo di arte, che era ancora alla fine dell’ottocento la forma più moderna della creazione (si vede bene che nella sua collezione ci sono pochi altri artisti, a parte Gustave Courbet). E si puo capire che sceglieva i quadri e i disegni con un occhio acuto, giusto, non c’é né uno di mediocre fattura.
L’esposizione è una vera delizia, perché il visitatore ha la possibilità non solo di vedere opere tutte degne di figurare in un museo, ma, nello stesso tempo, di capire e di sentire quelli che erano gli intenti estetici di questi ribelli, che hanno scandalizzato per molto il piccolo mondo dell’arte.
Questa mostra sarà senza ombra di dubbio una delle più belle dell’estate in Francia. É un’occasione unica di vedere questo vasto panorama delle scelte d’un collezionista d’una rara perspicacia e di ritrovare l’atmosfera specifica dell’impressionismo, che ha trovato fonte d’ispirazione nella tradizione, andando a dipingere i piccoli paesi in campagna, i campi o i bordi dei fiumi (la Senna in questo caso, ma anche la Marne), ma anche nella modernità, rappresentando la vita nella città in piena trasformazione.
E la lettura del catalogo aiuterà a capire meglio come questa scuola (tutta informale) è riuscita a sedurre all’inizio della Belle Epoque e il ruolo simbolico di Rouen, che era allora una piccola capitale della pittura. C’è tempo ancora per visitare questa mostra eccezionale: chiude solo il 15 novembre di quest’anno.