Democrazie deboli o leader miopi

Democrazie deboli e/o leader miopi
Biden e Putin al summit bilaterale di Ginevra del 2021. Foto di Casa Bianca via Facebook https://www.facebook.com/WhiteHouse/photos/a.108571454545040/233139185421599/, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=106659746

Passato e presente

È noto che la repubblica romana nei momenti di maggiore difficoltà nominava per sei mesi un dictator conferendogli pieni poteri. Allora si combatteva per la sopravvivenza e non ci si poteva permettere di perdere una guerra. Oggi sembra che le cose stiano diversamente. Ma è veramente così?

Negli ultimi mesi le opinioni pubbliche occidentali parlano sempre più spesso di “stanchezza”, di malcelati tentativi di disimpegno dalla guerra in Ucraina. È comprensibile che i polacchi, che hanno speso moltissimo negli aiuti a Kiev, adesso non vogliano mettere in crisi la loro agricoltura per comprare il grano ucraino. È comprensibile che l’Ungheria, dipendendo quasi totalmente dal petrolio russo, non voglia scontentare troppo Mosca, e si capisce bene che dietro i malumori della Slovacchia ci siano manovre, promesse e minacce occulte degli uomini del Cremlino, che hanno una quasi secolare tradizione in quella che oggi si chiama “guerra ibrida”.

I leader europei, i loro obiettivi di breve periodo

Meno comprensibili sono le tentate vie di fuga dalla guerra di alcuni leader dell’Unione Europea, che guardano più alle prossime tornate elettorali che al futuro del Continente, e devono guadagnarsi i voti degli scettici. Sempre più frequentemente si mettono nel dimenticatoio le roboanti dichiarazioni di solidarietà con Kiev e si parla dei costi della guerra. È  vero, abbiamo perduto il petrolio a buon mercato di Mosca, ridotto le nostre esportazioni in Russia, investito enormi quantità di denaro in armi, a danno della spesa sociale di cui fruivano molti cittadini europei e americani, incrementato l’immigrazione di grandi masse di africani e asiatici che non reggono più l’innalzamento dei costi dei generi alimentari.

Quali erano, e quali sono oggi, le alternative

Sia Putin che Biden hanno affermato che la guerra ha origine da una questione di principio, non dal desiderio di conquista di territori. Per Biden si tratta dell’autodeterminazione dell’Ucraina, per Putin la minacciosa avanzata della NATO. In questi termini il conflitto sembra irrisolvibile.

Ma mentre i popoli russi sono abituati alla propaganda e ancora legati al mito fondante della Grande Madre Russia, obbediente e vincente, l’Occidente si frantuma facilmente in piccoli e grandi dispute di cui sono protagonisti sia i semplici cittadini, sia i grandi potentati economici con i loro interessi divergenti. In altre parole: la Russia è una nazione, l’Occidente non lo è.

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