La danza vuole svoltare: mentre ancora si balla nel web e su tutti gli schermi di casa, è all’orizzonte, nella fase post 2/3, la spinta all’apertura delle attività live delle sale da ballo e dei teatri/festival.
La tv si è incaricata nella fase 1 e 2 di sedurre i ballerini in erba per suscitare il desiderio di danza negli allievi, di prima e per dopo, cioè da giugno.
A questo scopo Rai Storia ha presentato una Domenica con Bolle, offrendo oltre alle prodezze del Divo di oggi un filmato in bianco e nero dimenticato (1967), La Strada di Mario Pistoni su musica di Nino Rota, con Carla Fracci nel ruolo di Gelsomina, sublime attrice-ballerina “naturale”, tuttora ineguagliabile. Oggi l’83enne stella milanese dice che bisogna aspettare con pazienza, che ballare mascherati e a distanza non si deve.
I ballerini della sua Scala, con mascherina, si sono fatti fotografare in una vettura della metropolitana reggendosi agli appositi sostegni come fossero sbarre; Alessandra Ferri, da parte sua, ha supplicato di tornare in sala ballo, alle dovute distanze, per “non essere più obbligati a fare esercizio attaccandosi ai lavandini di casa”.
E l’estate delle arti performative è ben decisa a sfruttare gli spazi all’aperto.
Il glorioso Festival di Nervi, il più antico d’Italia, porterà a luglio, nei suoi Parchi il Tokyo Ballet, i Trockadero, Sergei Polunin. Anche il festival Kilowatt di Sansepolcro si svolgerà a luglio, come Bolzano danza in formato ripensato; Ravenna Festival si riprogrammerà in sede estiva nella Rocca Brancaleone e Spoleto festival avrà il suo cartellone concentrato nel/i week end di fine agosto, tra la piazza e il teatro Romano
Anche Torino Danza transfrontaliero con la Francia, in montagna, sarà in agosto. Santarcangelo guarda al “Futuro fantastico” nel cartellone dei Motus, Drodesera si ristruttura negli ampi spazi della sua ex centrale elettrica; Armonie d’Arte in Calabria; userà i suoi spazi archeologici en plein air. Oriente Occidente di Rovereto sarà di scena nella prima metà di settembre.
Chiaro che nessuno avrà novità, essendo la preparazione delle creazioni previste rimasta in stand by.
Intanto la presenza della danza resta tuttora beneficamente pervasiva, “home delivery” come non mai. E, come quella live, è multiforme al massimo.
Tale resterà anche dopo, dal vivo e on demand? Senza dubbio sarà fruibile sui nostri screen con le produzioni migliori, quelle pensate per lo schermo, mentre le danze più sperimentali necessiteranno sempre del live.
Cosa è successo, in vista del tornare in scena?
Saltata la versione-evento per centinaia di amateurs del Sacre du Printemps di Alain Platel, per la Giornata Mondiale della Danza, la Lavanderia a Vapore, Centro Coreografico piemontese/europeo, ha proposto un mix “serio”, coerente, di videodanza e danza, con artisti di area torinese, non certo nel segno del “divertimento”, che il governo attribuisce al ruolo sociale dell’artista e che la danza contemporanea respinge indignata. Arte, non divertimento, non sport.
Rai 5 ha mandato in onda una produzione della Scala molto mediatizzata a suo tempo, L’altra metà del cielo, canzoni di Vasco Rossi, coreografia dell’americana Martha Clark, (2012), saggiamente dimenticata; La tv del Mariinsky di San Pietroburgo ha proposto un ballettone-grand guignol, Yaroslavna/The Eclipse, direttore Valery Gergiev, coreografia del giovane Vladimir Varnava, da dimenticare.
In rete, tutti si danno ali all’inventiva. La ballerina-coreografa di casa Scala, Stefania Ballone, collabora con Yuval Avital, chitarrista, compositore e artista multimediale israeliano, che lega i contributi di 60 partecipanti sul suo chant-mantra per la serie Human Signs, global dance online, per voci, suoni e corpi.
Sono coinvolti Angel Mafafo, danzatore sudafricano, Dorine Lubumash, performer congolese che interagisce con Mick Zeni e Antonella Albano pure della Scala.
Sono della partita anche danzatori di Aterballetto, dell’Opéra de Paris, della Kibbutz Dance Company, dei Ballets de Monte-Carlo, del Ballet Nacional Sodre Uruguay, della Beijing Dance Company, e del gruppo Kor’sia. Il multimedia team, alla base del lavoro, è anglo-italiano: Digital Media Technology Lab dell’Università di Birmingham e Monkeys VideoLab di Roma.