Dopo l’allestimento del 2015, Corrado d’Elia ripropone Mercurio – dal testo di Amélie Nothomb del quale è autore dell’adattamento teatrale – ma attribuendo i ruoli femminili a due nuove interpreti. In scena ci sono ora Chiara Salvucci e Giovanna Rossi, mentre nel ruolo maschile rimane Gianni Quillico.
Una narrazione in quadri di breve durata. Le interpreti appaiono e spariscono grazie al perfetto accordo fra le luci, l’audio, il testo. Le scansioni sono veloci e luce e buio in scena si alternano in sequenze, con ritmi incalzanti.
Corrado d’Elia è straordinario nel trasferire in immagini le pagine della scrittrice belga. Il mistero e la tensione del testo della Nothomb sono codificati e poi decrittati sul palco mediante l’efficace gioco di intrecci visivi e sonori. Spiazzanti cambi di posizione delle attrici, in pieno buio, suoni evocativi di ali d’uccello, vetri infranti, parole incomprensibili. Questi sono gli elementi che Corrado d’Elia combina perfettamente, lasciando lo spettatore su un’altalena di tensioni. E il filo si dipana via via, rendendo chiaro che nulla è chiaro nel castello dove è ambientato il racconto.
La regia rende efficacemente la storia: una ragazza, Hazel-Chiara Salvucci, che rifiuta di mostrare il proprio volto, coperto da una maschera, convinta della propria mostruosa deformità; un anziano e facoltoso uomo, il Capitano-Gianni Quillico (nel testo di Nothomb è il Capitano Homer Loncours) che ospita Hazel nel suo maniero posto su un’isola battuta dal vento e dai mari. E poi un’infermiera, Françoise Chavaigne-Giovanna Rossi, chiamata a curare la ragazza. Hazel non è semplice ospite del castello, ma concubina del vecchio, dal quale la separano cinquantaquattro anni. Speciali circostanze hanno contribuito a creare un rapporto squilibrato fra i due, che perdura sino all’arrivo della provinciale infermiera.
Ma quanto squilibrata sia la relazione fra la Hazel e il Capitano si capisce solo nella fase finale, quando con sorpresa irrompe sulla scena il Capitano – sino ad ora voce fuori campo – e si apre una serie di possibilità offerte allo spettatore circa la conclusione della storia.
“Finisce qui”, ripete con un’eco la voce del Capitano, sotto l’azzeccato corredo musicale. E solo quando davvero il buio pervade la sala si avverte che lo spettacolo è finito. Di Hazel, Françoise e del Capitano non rimane che il desiderio di rivederteli.
Brave e ben comprese del proprio ruolo le due attrici, Chiara Salvucci e Giovanna Rossi, che si destreggiano anche nel complicato compito di prendere posizioni sul palco nei momenti di buio, per l’intero spettacolo. Lavoro arduo ma di cui è stata data ampia prova di bravura. Perfetto Quillico sia con la voce e le modulazioni pittoriche dipinte in diversi quadri, sia nel cameo finale.
Merita infine sottolineare la magnifica regia delle luci, essenziali per mantenere il racconto sempre teso, assieme alla creazione di suoni ed effetti che accompagnano la narrazione alla quale conferiscono peso e struttura ben saldi.
Uno spettacolo bello e interessante da vedere.
Mercurio, progetto e regia di Corrado d’Elia, da Mercurio di Amélie Nothomb, con Chiara Salvucci, Giovanna Rossi, Gianni Quillico, scene Giovanna Angeli, luci Christian Laface, fonica Gabriele Copes. Al Teatro Litta, Milano, fino al 20 marzo.
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