Ormai avviatasi al superamento dell’epidemia di coronavirus, la Cina si appresta a mettere in campo le proprie capacità di mobilitazione. Importante è stata la chiusura di una popolatissima area del Paese, realizzata in pochi giorni e rispettata rigorosamente da decine di milioni di cittadini. Ma non meno importante è stato l’ammirevole coraggio con cui migliaia di giovani medici e infermieri hanno combattuto con assoluta abnegazione una malattia contagiosa che per molti di loro si è rivelata mortale. E non si è trattato solo del personale sanitario. 258 ingegneri della Chengdu Aircraft Industry Group, adibiti alla progettazione di un nuovo jet da combattimento Ancora: in tre giorni sono riusciti a mettere a punto una catena di montaggio, con 1.200 componenti, con cui realizzare maschere a uso medico. In questo momento a Pechino due linee di produzione sono in grado di fabbricare sei milioni di maschere chirurgiche e un milione di respiratori al giorno. Gli operai degli impianti non hanno guardato le lancette dell’orologio: orari di lavoro impossibili e i driver dei taxi non hanno chiesto di essere pagati quando – a loro rischio e pericolo di contagio – accompagnavano i malati in ospedali costruiti nello spazio di dieci giorni. Per il «democratico» mondo occidentale tutto ciò sarebbe impensabile.
Forse molti abitanti delle campagne saranno stati abbandonati a se stessi; sicuramente la mancanza di libertà d’espressione ha impedito che si affrontasse per tempo l’epidemia, come ha ammesso lo stesso Xi Jinping. Molto altro ci sarebbe da dire. Ma il cittadino medio cinese esce a testa alta da questa terribile prova e si impone al rispetto di qualunque osservatore imparziale. Mentre altri Paesi si preparano, a loro volta, alla dura prova dell’epidemia, l’intellighenzia euro americana è costretta ad ammettere che la dipendenza degli occidentali dal produttivismo cinese è la minaccia del XXI secolo. Investire sulla sterminata forza lavoro del Dragone ha fatto realizzare a Apple, Google, e altre holding utili colossali. Ma adesso è il momento di pagare il conto che si annuncia salato. Abbiamo distrutto la nostra forza lavoro per crearne un’altra in un contesto civile e politico a noi estraneo e che minaccia di dominarci.