Qualcuno ha memoria della storia di Aldo Braibanti?
Quando si parla di sessantotto italiano si pensa alle lotte per l’emancipazione. Studenti in piazza, diciotto politico per gli universitari. Rivendicazione dei diritti femminili, ma anche dei “diversi”, fra cui gli omosessuali. Di Pier Paolo Pasolini esistono fiumi di testi, chilometri di pellicola: la sua storia è la sua produzione intellettuale. Oltre che un caso di omicidio. Persino qualche Millennial conosce la sua drammatica vicenda.
Il processo all’omosessualità
Ma, per tornare all’incipit: chi ricorda la storia di Aldo Braibanti? Forse una sparuta minoranza di ultra-cinquantenni, ai quali la vicenda del più famoso processo all’omosessualità, mascherata da plagio, dice qualcosa.
I protagonisti di questa vicenda sono Aldo Braibanti, drammaturgo, poeta, scrittore e il suo giovane compagno di vita Giovanni Sanfratello, divisi per mano della famiglia del ragazzo. Non si può dire chi abbia avuto la peggio. Aldo, citato in giudizio per plagio su Giovanni dalla famiglia Sanfratello, ha scontato la condanna a nove anni di carcere. A Giovanni, non è andata meglio: ricoverato più volte in ospedali psichiatrici in quanto ritenuto malato (di omosessualità), ha subito trattamenti medici indicibili. Come elettrochock e shock insulinici.
Il caso Braibanti sul palco del Teatro Franco Parenti
E a ricordarci la tristezza e l’ipocrisia di quei tempi, al Teatro Franco Parenti di Milano ci sono due attori e un musicista. Fabio Bussotti e Mauro Conte sono rispettivamente Aldo Braibanti e Giovanni Sanfratello. Mauro Verrone è autore e interprete delle musiche, eseguite dal vivo.
Fabio Bussotti, presente anche nella prima edizione del lavoro (del 2012), attore, autore e scrittore (suo il personaggio del Commissario Bertone), impersona con efficacia la figura dell’intellettuale Aldo Braibanti. È l’uomo ferito per tanto amore spacciato e dolosamente scambiato per mero desiderio fisico. L’attore sublima autenticamente il dolore causato dall’incomprensione ignorante e becera. Soffre della propria e della altrui sofferenza, quella del compagno. L’essere delicato che cerca la rara formica blu sudafricana per ogni dove, e la trova in Giovanni, si lacera per l’ingiusta perdita.
Giovanni Sanfratello è l’attore Mauro Conte, un passato più televisivo che teatrale. Spogliatosi del ruolo di “bello”, qui è perseguitato dalla propria famiglia. E racconta il suo amore per l’arte e per un uomo, maggiore rispetto a lui di diciotto anni, con pulizia e precisione. La differenza di età fra i protagonisti ricrea la realtà vissuta; catapulta la platea in un mondo fasullo e disonesto.
Mauro Verrone, come detto sue le musiche, contrappunta dal vivo ogni scena, accompagnando ogni quadro. E così lo spettatore, di fronte ad una scena scura e due sole sedie sul palco, assiste a un lavoro ben congegnato e curato nella regia – di Giuseppe Marini -e molto convincente nell’interpretazione.
L’amore e i suoi confini indeterminabili: una lotta civile di ieri e di oggi.
Il caso Braibanti, di Massimiliano Palmese, con Fabio Bussotti e Mauro Conte, musica composta ed eseguita da Mauro Verrone, regia di Giuseppe Marini. Al Teatro Franco Parenti di Milano fino al 27 febbraio 2022.