But Maybe, scoprirsi mostri con elegante ironia

Il monologo “But Maybe” di Louis C.K., uno dei comici più iconici del nostro tempo, è una brillante esplorazione della dissonanza cognitiva umana, mascherata da uno spettacolo di stand-up. Il comico, noto per la sua capacità di intrecciare umorismo e riflessioni profonde, in questo pezzo prende di mira le ipocrisie morali e le contraddizioni che tutti noi affrontiamo.

Gli basta una semplice ed elegante progressione di ragionamenti per scardinare una granitica facciata di razionalità e perbenismo. Mettendo in luce la doppia morale in cui tutti galleggiamo senza rendersene conto. Esistono, dice, due pensieri, quello principale, razionale e corretto con cui mostriamo la nostra adesione alla morale comune e quello taciuto, inaccettabile e spregiudicato che però esiste ugualmente ed anzi in molti casi determina le nostre vere scelte.

Il trucco del monologo sta nel modo in cui Louis C.K. riesce a mostrare l’assurdità della natura umana. Ci invita a considerare che, sebbene tutti crediamo di possedere una bussola morale, siamo spesso complici di comportamenti discutibili. Il “but maybe” diventa quindi una lente attraverso cui possiamo esaminare le nostre ipocrisie, offrendoci un mix di risate e disagio.

É con straordinaria capacità di sintesi e chirurgica razionalità che porta allo scoperto questa contraddizione insanabile. Mentre da una parte vogliamo essere buoni e politicamente corretti, dall’altra ad esserlo veramente dovremmo rinunciare a cose come le piu grandi opere realizzate dall’uomo come le piramidi o la rete ferroviaria americana e, nel privato, ai cellulari realizzati ignorando i diritti di migliaia di lavoratori sfruttati.

In definitiva, il monologo “But Maybe” rappresenta un perfetto esempio di come la comicità possa essere utilizzata per esplorare profondi dilemmi morali, senza pretendere di risolverli, ma piuttosto invitandoci a riflettere con sincerità e autoironia sulle nostre stesse incoerenze.

Ma è notevole anche l’abilità con cui ci porta per mano a questa rivelazione spacciandola per una riflessione personale su di sè. L’espediente retorico è solo una parte, la capacità di gestire i tempi comici sono da manuale, la progressione del discorso, che parte dalle allergie alle noci di suo nipote, ci incastra subito e ci costringe a seguirlo fino alla fine.

L’esperienza da spettatore lascia un forte senso di disagio ma al contempo uno stupore unito al divertimento. Quello che sembrava una autodenincia diventa un atto di accusa globale e omnicomprensivo. Rimane, questo, uno dei pezzi più iconici della moderna comicità. E questo darebbe il via anche ad un altra forte riflessione visto il coinvolgimento di questo autore nell’ondata di indignazione legata al tema del “me to”. Che sia anche questa una declinazione della doppia morale? Il monologo è di certo un capolavoro della comicità. Non ci piove, lui è un genio, “but baybe” è anche uno sporcaccione machista.