L’inaugurazione dell’anno accademico 2020 dell’Accademia di Belle Arti di Brera si è tenuto col conferimento del diploma-laurea honoris causa al regista giapponese Tadashi Suzuki e a Vincenza Lomonaco, rappresentante delle Nazioni Unite a Roma. Per l’arte il Premio è stato assegnato a Anselm Kiefer, artista pietra miliare della seconda parte del Novecento. Noto al pubblico milanese soprattutto per i “Sette palazzi celesti”, la colossale installazione di torri in permanenza all’Hangar Bicocca dal 2004. Ancora una volta l’affluenza ha superato di gran lunga le aspettative degli organizzatori. Tra gli ospiti della cerimonia, la gallerista Lia Rumma e Giovanna Amadasi, direttore dei programmi istituzionali e culturali dell’Hangar Bicocca. Il direttore dell’Accademia, Giovanni Iovane, ha inoltre proclamato l’artista socio onorario dell’Istituzione.
“Non è un giorno speciale, ma un normale giorno di accademia – ha esordito Francesca Alfano Miglietti, docente di Tecniche e tecnologie della pittura – un’occasione per conferire un meritato riconoscimento ad uno dei maggiori artisti della scena contemporanea, ma anche per riflettere sul ruolo delle Accademie”.
Alla nostra domanda circa il suo rapporto con l’ambiente artistico milanese, Kiefer ha fatto presente che “Milano è stata ed è certamente un importante centro per l’arte”.
Nella su Lectio, così esordisce: “Molte personalità importanti sono qui. Ma il mio discorso è rivolto a voi futuri artisti. Voi avete il futuro davanti, e vi invidio. Qual è il nostro compito? Creare qualcosa che sia più concreto delle illusioni di questo mondo. La storia dell’arte è un tentativo di raggiungere l’assoluto. Ci interessa il fluire, il percorso piuttosto che la meta”.
Continua con consigli agli studenti: “ È importante non pensare alla carriera. Ciò che è amato, spesso non è durevole. Gli artisti popolari difficilmente durano. I social network ci aiutano poco. Usate la memoria e fatela emergere, anche se all’inizio può sembrarvi inutile. Non vi è del nuovo tranne che nella memoria. Il nuovo nasce in noi. Avete tutto, e se ci credete ritroverete ogni cosa dentro di voi”.
Kiefer non manca di collegare il presente alla storia: “ La vita era inserita nei miti greci. Poi l’uomo si è visto come entità individuale e dominante. Ha cercato di costruire il mondo partendo da concetti astratti. Ma la storia non è astratta. È un materiale concreto, come argilla. Una fiaba comprende più novità e informazioni delle narrazioni dotte. Siate minatori e astronomi di voi stessi. L’artista non è un prodotto finito di un periodo. La nostra rappresentazione del mondo è sempre un’ipotesi.”
Kiefer ha dichiarato di presentarsi non come artista, ma come studente, un brillante studente per ricevere il meritato riconoscimento. A questo pensiero si ricollega il prof. Federico Vercelloni, sottolineando che l’Accademia può insegnare ad essere consapevoli dell’arte e dell’eventuale ruolo futuro ad essa legata. Questi peraltro asserisce che l’epoca attuale è ricca di contatti e legami in passato inconcepibili. Fa presente inoltre che il lavoro di Kiefer anela a riattivare il mito, prendendo elementi dal passato remoto e da quello più recente