Al 1785, durante la Pasqua, data un episodio piuttosto significativo riguardo alle capacità inventive ed esecutive del quindicenne musicista. Nel corso delle funzioni della Settimana Santa, mentre accompagnava all’organo il cantante solista, inserì nel brano variazioni di una tale complessità da creare seri problemi al cantante stesso, che, per tale motivo, protestò addirittura col principe elettore. Sempre in quell’anno furono scritti da Ludwig Tre quartetti (WoO36) dedicati anch’essi a Massimiliano Francesco, ma dati alle stampe solo dopo la morte del musicista. In quegli anni sembra che Beethoven abbia preso anche lezioni di violino da un certo Franz Ries.
La famiglia Breuning non era l’unico ambiente che gratificasse il giovane Ludwig. In quel periodo aveva fatto amicizia con il conte Ferdinand Ernst Waldstein, ventiduenne musicofilo e suo estimatore. Il Waldstein dopo averlo sentito suonare era restato profondamente impressionato dalla sua bravura e, per mostrargli la sua ammirazione, gli aveva donato un pianoforte. Si trattava di un’amicizia assai utile per Beethoven dal momento che il giovane conte godeva della stima e della simpatia del principe elettore.
Fu forse per interessamento del Waldstein che ai primi di aprile del 1787 Ludwig ottenne da Massimiliano Francesco il permesso di recarsi a Vienna per un viaggio di studio e di perfezionamento. L’obiettivo del trasferimento probabilmente era quello di prendere delle lezioni da Mozart, ma di questo primo viaggio nella capitale non si hanno notizie sicure. Secondo alcune fonti Beethoven si sarebbe esibito al pianoforte davanti a Mozart e il grande salisburghese avrebbe detto al termine dell’esecuzione: «Facciamo attenzione a questo ragazzo, egli un giorno farà parlare di sé nel mondo». Ma dopo qualche settimana, la permanenza del giovane Ludwig a Vienna fu bruscamente troncata dalla notizia dell’improvviso aggravarsi delle condizioni di salute della madre. Nel luglio Beethoven rientrò precipitosamente a Bonn per trovarla in fin di vita e per assistere al suo trapasso il 17 di quel mese.
Così lo stesso musicista descriveva quei giorni in una lettera del 1° settembre all’amico Joseph Wilhelm Schaden, che con generosità lo aveva aiutato economicamente in quell’occasione. «Più mi approssimavo alla mia città natale ed in maggior numero ricevevo lettere da mio padre affinché viaggiassi più celermente, poiché mia madre si trovava in cattive condizioni di salute. Mi affrettai quindi, per quello che potevo, dal momento che io stesso mi ammalai. Trovai mia madre in vita ma in pessime condizioni di salute. Malata di consunzione è morta sette settimane or sono dopo aver molto sofferto. Era una madre così buona e gentile: era la mia migliore amica. Chi poteva essere più felice di me quando potevo proferire il dolce nome di madre e tale nome essa ascoltava, a chi ora posso dirlo? Alle mute sembianze che le somigliano che la fantasia mi presenta? Dal momento che sono arrivato non ho potuto godere di un attimo di serenità; per tutto questo tempo ho molto sofferto per l’asma, e devo temere perfino che mi venga la tisi; a ciò si aggiunge la malinconia che per me è un male grave quasi quanto la stessa malattia. Per la grande generosità e amicizia che mi dimostrò prestandomi tre carlini ad Augusta, la prego di avere ancora un po’ di pazienza con me: il viaggio è stato molto costoso e qui non spero di poter trovare neppure il più piccolo compenso: qui a Bonn la sorte non mi è favorevole».
A questo punto Ludwig era costretto ad assumersi totalmente l’onere di portare avanti la famiglia dal momento che il padre Johann, ormai alcoolizzato, forse anche a causa di quest’ultima disgrazia che lo aveva colpito, non era più in grado di far fronte ai suoi doveri. Due anni dopo sarebbe stato messo in pensione dal principe elettore e Ludwig avrebbe ottenuto di poter amministrare la metà di tale pensione per provvedere ai due fratelli minori Johann e Carl Kaspar.
L’avventura viennese non sembra essere stata soddisfacente per Beethoven dal momento che né Mozart, né Haydn, né altri lo avevano trattenuto nella capitale e neppure lo invitarono a tornare dopo la morte della madre. Così decise di restare ancora per qualche tempo a Bonn dividendo il suo tempo tra il servizio all’organo, quello di violinista presso l’orchestra, le lezioni di pianoforte e, naturalmente, lo studio e la composizione alla quale si dedicava con sempre maggior impegno.