La rotta migratoria balcanica, che attraversa la Turchia e la Grecia, non è meno drammatica di quelle che solcano il Mediterraneo. Minori non accompagnati – spesso bambini – vengono dall’Afghanistan, devastato da 40 anni di guerra, e tentano di attraversare la Serbia e la Croazia per raggiungere l’Ungheria.
Altri sperano di poter ricongiungersi con i parenti più fortunati che vivono e lavorano nell’Europa Occidentale. Evitano di farsi registrare nel terrore di essere rimandati nel loro Paese d’origine, ma così facendo non possono entrare nei campi di raccolta organizzati dai governi.
Nelle isole greche stazionano in condizioni disumane circa 5.000 bambini …
su un totale di 40.000 migranti. Il clima è rigidissimo, le notti passate sotto i ponti, o dentro fatiscenti fabbriche abbandonate, portano con sé malattie da raffreddamento. Save the Children denuncia la situazione e invita l’Unione Europea a intervenire.
Secondo un loro report, i minori a volte riescono a mantenersi in contatto con i genitori che sono restati in patria e hanno pagato bande di trafficanti locali che gestiscono il traffico. La Ue si è impegnata di recente a ricollocare i minori dei campi di raccolta delle isole greche