La deriva nei rapporti Russia-Usa
Se si dovesse sintetizzare in una parola il clima politico internazionale nei primi giorni del 2023, questa parola sarebbe “incertezza”. I caratteri di un nuovo ordine mondiale e i suoi sviluppi non potrebbero essere più oscuri e pericolosi. La guerra d’aggressione iniziata da Mosca ai danni dell’Ucraina ha dato un colpo fatale a quell’accordo sottinteso fra Usa e Urss che aveva caratterizzato la guerra fredda. E cioè competizioni e piccoli conflitti per procura erano accettati, ma non si discuteva il mantenimento della pace globale. I confini fra le due sfere d’influenza erano abbastanza chiari e non si pensava di poterli cambiare unilateralmente.
Mosca gioca a mostrare i muscoli
Oggi la situazione è molto diversa. La cleptocrazia russa non accetta il declassamento del proprio Paese a potenza regionale, ignorando il dato di fatto relativo al permanere dell’arretratezza economica, sociale e culturale della popolazione, alla quale non ha posto rimedio. E anche come potenza militare Mosca deve temere il sorpasso della Cina che prima o poi inevitabilmente si verificherà. L’ordine internazionale muterà e da tempo era già evidente che sarebbe cambiato a danno della Russia, tanto estesa territorialmente quanto povera demograficamente. La guerra in corso è finalizzata a dimostrare che Mosca può ancora nuocere all’Europa e agli Usa, anche se può farlo solo distruggendo sistematicamente con un lungo conflitto un Paese che confina con la Ue. La pace non è fra gli obiettivi del Cremlino, perché ormai apparirebbe come una resa.
Il gruppo QUAD
L’avventurismo di Vladimir Putin contribuisce a rendere contraddittorie le scelte di Usa, Ue e altri Stati. Dal progetto di neutralità futura dell’Ucraina si è passati alla prospettiva opposta di una sua adesione alla Nato, insieme alla Georgia. A Est Pechino appoggia solo a parole la Russia e approfitta della crisi per acquistare il suo petrolio a prezzi stracciati. L’India, l’altro gigante asiatico, ha aderito al gruppo QUAD, che comprende anche Usa, Giappone e Australia, definendo così la sua collocazione strategica. Altri Paesi demograficamente rilevanti non hanno preso posizione perché non hanno alcun interesse a farlo, a parte gli utili derivanti dalle forniture di armi a uno dei due contendenti.
Ognuno a briglia sciolta nellla propria corsa
Si vede bene che il multilateralismo non è una scelta collettiva, ma un dato di fatto che la storia si è incaricata di fare emergere. Da una partita a scacchi che si giocava fra due avversari si è passati a una gara di velocità e di resistenza in cui ciascun contendente cerca di sopravanzare gli altri correndo lungo la propria corsia.
Di CIA – https://www.cia.gov/library/publications/the-world-factbook/docs/refmaps.html, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=79117786