L’anima goccia
La nostra anima, quando nasciamo, è come una goccia che scende dalla luce dell’essere, per cadere e fondersi nel mare dell’esistere. Prima di continuare, mi rendo però conto che uso dei termini che, per l’uomo del nostro tempo, sono pressoché incomprensibili: cosa intendo infatti per “anima” o per “essere”?
Eppure è evidente a tutti che siamo nel mare dell’esistenza, anche se non sappiamo da dove veniamo. Una volta caduta dall’essere, la nostra anima-goccia si guarda intorno smarrita. Accanto a lei c’è il verde della nuova vita, che deve ormai condividere. Potrebbe essere il giardino dell’Eden ma, sull’altro lato, c’è invece l’ombra di un’altra realtà o di un cattivo sogno, in cui la sua immagine è rovesciata. É la notte, l’oscurità, la morte, il male?
Forse è solo l’altra faccia della vita che l’anima-goccia, una volta caduta nel mare dell’esistere, deve conoscere.
Noi la conosciamo, pensiamo anzi che essa sia la vera e unica realtà, dibattendoci fra i suoi estremi, perché abbiamo dimenticato la luce dell’essere da cui siamo scesi, anzi precipitati.
Con essa, abbiamo dimenticato anche il senso della vita, che è più bello e più profondo rispetto a quanto si dice sui problemi di tutti i giorni. Neppure comprendiamo un quadro che è una meditazione su questo senso, ma non c’è da stupirsi. La figura rovesciata nell’oscurità non è forse la ragione del nostro tempo e in particolare la sua arte?