L’idraulico dell’anno 2020
Ieri ho chiamato un idraulico per il controllo della caldaia (sta per arrivare il freddo). Si è presentato un signore in giacca e cravatta con una valigetta executive. Sembrava davvero un intellettuale, un collega dell’università. Ha aperto la valigetta; ha estratto una specie di computer e ha testato con dei sensori la mia caldaia. Ha premuto alcuni bottoni o valvole e ho pagato il dovuto dopo che mi ha fatto una fattura.
Domanda: ci preoccupiamo che i robot ci toglieranno il lavoro e quindi la dignità, ma quel signore mi è sembrato molto dignitoso e l’ho pagato volentieri, anche se mi chiedevo che cosa e perché stavo pagando. Stavo pagando lui o la macchina? E se stavo pagando invece il suo tempo di lavoro, forse stavo pagando decisamente troppo? E chi paga le tasse, lui o la macchina? Comunque l’ho pagato volentieri perché mi offriva non solo un servizio, ma anche un senso di sicurezza.
I.A: Idraulico Artificiale
Vuoi vedere che è già in atto e da molto tempo una trasformazione del lavoro, di tutti i lavori, in lavoro cibernetico? Stavo per scrivere in lavoro intellettuale, poi ho provato con lavoro intelligente e ho finito con lo scrivere cibernetico anche se avevo l’opzione digitale. Si dirà: ma così l’uomo è diventato succube della macchina e quindi ha perso dignità e forse anche libertà.
Ma io non la penso così perché, se è vero che la cibernetica ha fatto per la mia caldaia tutto da sola, è altrettanto vero che ha eliminato molta fatica (e non mi si dica che la fatica è sinonimo di dignità, né che nei dizionari, alla voce “uomo”, si legge: animale che è felice se fa fatica per guadagnarsi il pane). Quel signore (notate signore!) di fatto governava lui l’intera operazione ed in questo era indubbiamente competente; inoltre era lì perché se qualcosa non tornava ( e nella vita c’è sempre qualcosa che non torna), lui sa farla tornare.
Manifesto idraulico cyborg
Considerazione ulteriore: che cosa è di fatto lo strumento da lui usato? E’ un insieme organico (si noti: organico) di intelligenza e creatività collettiva, sia nelle sue modalità hard che in quelle soft. Qualcuno potrà dire che l’intelligenza, come la creatività, non possono che essere modi e forme del singolo soggetto che ne è il legittimo proprietario e quindi ha il diritto di approfittarne, cioè di ricavarne profitto. Ma questo è un formidabile supporto (si potrebbe scrivere ideologico) di un determinato momento storico, il nostro, ma non certo una argomentazione che vale in assoluto e – la butto lì – l’intelligenza come la creatività sono per propria natura relazionali e il digitale non fa altro che espandere in potenza questa relazionalità.
Riandando sempre al dizionario immaginario e sempre alla parola uomo potremmo trovare la seguente definizione: animale che crea e sopravvive della propria capacità di produrre relazioni. Almeno da questo punto di vista il digitale è la condizione più umana che si possa immaginare.