Una delle novità del post-Covid è l’accesa concorrenza tra le aree urbane del Norditalia. Un rimescolamento con vittime e vincitori. I fondi europei e il loro utilizzo inaspriranno i conflitti. I progetti sono pronti per essere sottoposti a Bruxelles. Discussioni accese sono la routine di questa calda estate. Sul tavolo, le emergenze come la scuola, e poi i progetti che possono cambiare i destini di intere aree urbane.
Alla fine di settembre scatta l’ora X. Intanto i pesi specifici delle aree urbane del NordItalia sono cambiati. E Milano esce malconcia dal Covid. Il suo modello di sviluppo (bussines, hospitality, cultura e costume) sostenuto da numerosissime microimprese ha subito ferite durissime. I benefici legati al superamento della crisi del 2008 sono scemati. Il modello Expo che ha dato alla città il titolo di capitale del Sud-Europa non è replicabile.
Fuori gioco rimane l’asse del Veneto che nell’ultimo decennio è stato mutilato nel sistema bancario, la Popolare di Vicenza e la Banca Veneto. Vittima della stessa sorte Genova con la perdita di Carige e con un insostenibile deficit di infrastrutture. Anche Torino fuori gioco. Quella che è stata la capitale fordista del manifatturiero italiano, con la Fiat, ora vanta la Lavazza come principale industria. La sua storia industriale è cambiata radicalmente. Emerge invece, come temibile concorrente di Milano, l’area urbana che va da Modena a Bologna.
Modena costituisce la terza piazza bancaria italiana dopo Milano e seguita da Roma, disponendo di due banche importanti, Il Credito Romagnolo e la BPER in fortissima espansione. Dispone, inoltre, di una potente fondazione facente capo alla famiglia Maramotti dotata di un’ampia collezione d’arte contemporanea. Vanta, poi, una stazione dell’alta velocità e del fatto di essere azionista di pari grado – assieme a Bologna – dell’area urbana emiliana. Ha anche un brillante manifatturiero, la “Motor Valley”, che viene apprezzato internazionalmente.
Infine presenta un welfare per i lavoratori dipendenti molto efficiente. La concorrenza con Milano sarà vera. Il presidente della regione Emilia Romagna Bonaccini è molto abile, con il vantaggio di dialogare bene con i indaci della stessa area politica. Non così è per Milano dove i conflitti tra il sindaco Sala e il presidente della Regione, Fontana, sono all’ordine del giorno. Ma la vera carta che l’area urbana da Modena a Bologna può giocare è quella dei costi. Abitazioni, educazione, intrattenimento e costo della vita sono molto concorrenziali rispetto a quelli del capoluogo lombardo. La qualità uguale.