Una maschera per Arte Bondage

Arte Bondage, foto di performance artistica con donna legata su sedia, sfondo rosso

Arte Bondage

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Chi ama, in maniera totalizzante, eleva la propria vita e voluttà a un’arte, che ha la vocazione a divenire una SottoMissione d’Amore. Le sue alchemiche corde possono avvolgere un corpo con il filo rosso dei ritual legami.

Lui in un articolo sulla Bondage Art aveva letto che questa azione “vuole legare lo spirito attraverso il gioco-rito delle corde, partendo dalle oscurità interiori per ascoltare le pulsioni del corpo”. Fra le sue ritualità c’è quella di indossare una maschera. Questo colloquio intimo del corpo-anima può creare legami invisibili. Come quello attraverso l’offerta di una rosa rossa, che diviene una simbolica maschera di corde.

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La voluttà di V si amplificava nel vedere legata Alexia: era nuda nella sua altera schiavitù. A lui piaceva scrivere più volte, fra le corde, la parola desiderio sul corpo di lei. Che, poi, firmava sul ventre con un pennarello rosso. La pelle accoglieva la sua scrittura che s’insinuava fra le pieghe del corpo. Scriverla diventava un altro modo per fare l’amore. Alexia, al termine degli incontri di desiderio, era tutta avvolta da corde e scritture rosse. V la sentiva così sempre più sua. Ma diveniva anche sempre più legato a lei, invisibilmente da lei, con lei.

– Vorrei essere la tua maledetta rosa rossa, guardata da te come un’opera d’arte – esclamò Alexia, in una sera di luna piena.

Lui, una notte, le legò il corpo per impadronirsi del respiro, che lei gli offriva con dedizione assoluta. Alexia scrisse un biglietto, dopo qualche giorno, ispirando le scritture poetiche di V: “Il tuo collo vuole essere legato al respiro / mio a ogni nodo che stringo / nell’intento sottile di soffocarti d’amore”.

Il gioco delle corde d’amore proseguì nel tempo. Legarla diveniva per lui una pratica rituale di conoscenza: non solo erotica ma anche interiore. Che lo avvolgeva sempre più a lei, fino a farlo diventare dipendente al suo stesso atto di legarla.

Quando V la rivedeva, pensava subito al momento in cui nella loro stanza di piacere sarebbe stata nuda. Nuda per essere avvolta dalle sue corde rosse. Che le stringevano il corpo. Lei lo fissava, apparentemente docile, mentre lo faceva entrare sempre più profondamente dentro la propria oscurità.

A V piaceva quando le unghie allungate di lei, smaltate di rosso scuro, si conficcavano sulla sua schiena. Erano lame, durante i loro amplessi, che volevano creare legami di lussuria, proprio quando Alexia si proponeva schiava d’amore.

Una sera V ricoprì il corpo di lei con petali profumati di una rosa rossa, dopo averlo legato. Lo contemplò a lungo, perché era una pittura vivente per il suo sguardo. Cominciò a fotografarlo in angolature molteplici, tenendo fisso l’obiettivo degli occhi di lei verso qualcosa. Verso di lui, che danzava con la macchina fotografica, seguendo le trame delle corde. Erano rosse anche del piacere di essere lei la protagonista del loro gioco di voluttà. Che diventava un teatro rituale.