La “genial posata”
Quando si dice che una persona è posata, si vuole alludere alla sua eleganza, pacatezza, capacità di stare a corte.
Pochi ricollegano questa parola a una posata vera e propria, anzi a quella che nella Venezia medievale era considerata la “genial posata”, la più italiana di tutte: la forchetta.
Un po’ di storia
La forchetta ha una storia mitologica (un primo prototipo risalente al I secolo è stato trovato a Ventimiglia nel 1917), ma sappiamo per certo che Maria Argyropoulaina, la nuora bizantina del doge di Venezia, nel 1004 portò nella Laguna quella che era considerata come una vera e propria stranezza, perché il cibo andava mangiato con le mani, zuppe a parte.
Il giorno del suo matrimonio infatti, a soli 17 anni, la principessa Maria sconvolse tutti gli ospiti con le loro mani unte e l’alcol in circolo, mostrando la sua “posatezza”, il suo stile, attraverso una forchetta e la sua totale estraneità ai costumi occidentali dell’epoca.
La forchetta nelle opere d’arte
Quello che diventò solo più tardi uno status symbol e poi un oggetto di massa, venne da subito etichettato come qualcosa di snob ed eccentrico, ma anche impopolare: non senza ironia infatti la forchetta veniva chiamata in veneto “piròn”, che fa riferimento all’etimo greco “peirein”: infilzare!
Ma le fonti ci sono, eccome, al punto che un paio di forchette sono rinvenibili nella Pala d’Oro di San Marco con la sua celebre Ultima Cena, dove a usare le forchette sono proprio Cristo e Pietro, cioè i personaggi più importanti della rappresentazione. Come a dire: è roba per gente importante.
La forchetta protagonista nelle corti europee
Non a caso nei secoli successivi è diventata sempre di più protagonista delle grandi corti europee, prendendo le forme più svariate: ben 56 quelle delle forchette, tutte diverse, alla corte dei Medici nel Quattrocento.
Alcune se ne ritrovano in Botticelli, nella celebre Novella di Nastagio degli Onesti. E sono tante le storie che si potrebbero aggiungere.
La forchetta diventa oggetto di massa grazie all’Italia
Il fatto è che la forchetta è diventata “di tutti”, “per tutti” in gran parte grazie all’Italia. Che da oltre un secolo, sviluppando la sua industria dell’acciaio, ha considerato strategico sviluppare questa linea industriale “posata” in cui esprimere, anche attraverso la bellezza oltre che l’efficienza, l’essenza stessa del nostro Made in Italy.
Non a caso rappresenta un comparto importante della nostra industria metalmeccanica, come è stato certificato dagli studi di ANIMA già a Expo 2015.
Le aziende
Così abbiamo aziende campioni del mondo nella produzione di forchette e posate in generale: come Pinti Inox, leader mondiale del settore, che collabora a stretto contatto con le Accademie delle Arti della Lombardia; oppure la Mori (anche questa nella zona bresciana), e tante altre aziende che dal primo dopoguerra sono nate in Italia e ora fanno mangiare persone di tutto il mondo.
Non solo arte e design, tuttavia: non mancano infatti le innovazioni anche dal punto di vista tecnologico, come quelle introdotte di recente da Sambonet, fondata addirittura nel 1856, che realizza in casa, attraverso un mix di competenze chimiche e meccaniche, un trattamento noto come PVD (Physical Vapour Deposition), una modalità di colorazione delle posate ottenuta per deposizione di particelle metalliche che non solo si saldano all’acciaio ma lo rinforzano.
Una storia tutta italiana
La storia della forchetta è dunque una storia tutta italiana che, come sempre, ha messo insieme creatività e tecnica per realizzare prodotti magnifici, ma sa guardare senza paura al futuro. Col suo stile, posato. Sempre.