Atti di un convegno su Julius Evola: eros, magia e sacro
Il libro Eros Magia Sacro in Julius Evola è a cura di G. de Turris, A. Scarabelli, G. Sessa (Ed. Fondazione J. Evola-Pagine, Roma 2020). Raccoglie le relazioni dei partecipanti ai Convegni di Studi Per un eroticamente s/corretto: 60 anni di “Metafisica del sesso” di Julius Evola, svoltisi il 24 novembre 2018. C’erano a Roma: G. de Turris, V. Conte, A. Meluzzi, P. Giovetti, R. Gasparotti, L. Siniscalco; a Milano: A. Scarabelli, R. Cecchetti, G.A. Pautasso, A. Scianca, G. Lucchin.
Nella Premessa il curatore Gianfranco de Turris scrive: «Quando Metafisica del sesso uscì nel 1958 per la casa editrice esoterica Atanòr, venne accusato di “pornografia” ed il suo autore di essere “il teorico dell’orgia” dai cattolici e dalla destra più perbenista».
Alessandro Meluzzi, il noto psichiatra, rileva, nell’Introduzione, come Evola, attraverso la difesa della sessualità maschile e di quella femminile, condotta su base spirituale oltre che biologica, abbia presentato, a beneficio dell’uomo contemporaneo, una teoria dell’eros alternativa al gender.
L’interesse di Julius Evola verso i territori metafisici dell’eros e il sesso, «la più grande forza magica della natura», risulta antecedente alla stesura della Metafisica del sesso. L’importanza di questo libro consiste anche nel far conoscere testi e procedimenti antichi in anticipo sulla cultura del tempo, e, talvolta, ancora oggi poco conosciuti. Evola affronta gli argomenti con una lettura totale e metafisica, superando letture psicologiche e sessuologiche.
Evola per Vitaldo Conte
Tra i saggi, di particolare interesse è quello di Vitaldo Conte.
Sotto il titolo, i Nudi di donna analizza i dipinti che, su questo tema, Evola realizzò negli anni 1960-’70. Queste opere possono essere lette come manifesti visivi delle peculiarità del femminile nell’esperienza alchemica della Metafisica del sesso. Questa produzione, che risulta a latere nel panorama complessivo del suo lavoro artistico, contiene però elementi sintomatici d’interesse, al di là del loro valore estetico. “La figura” femminile emerge, dal precedente astrattismo, con evidenti allusioni cromatiche e simbologie erotico-sessuali.
Conte rileva che: «eros come parola e alchimia è presente nel fluido-energia dello sguardo di queste donne dipinte. Gli occhi de La genitrice dell’universo sono circondati da due globi cerulei (l’azzurro delle acque è trasceso in quello del cielo), all’interno di un grande sconfinante triangolo bianco, che si amplifica da quello ricavato dalle linee del pube. Le acque sono un simbolo dell’archetipo femminile dai molteplici significati: la vita indifferenziata, anteriore alla forma, non ancora fissata. Il loro segno arcaico – il triangolo rivoltato in giù – è quello stesso della Donna e della Dea o Grande Madre, ricavato dalla schematizzazione delle linee del pube femminile e della vulva».