Antonio Scurati presenta ai Bagni Misteriosi/Teatro Pier Lombardo di Andrée Ruth Shammah, il secondo volume sulla vita di Benito Mussolini. Il primo aveva venduto 500 mila copie e vinto il Premio Strega. Risultato inaspettato, perché, fino ad allora, l’argomento era sempre stato dibattuto tra storici, politici e, con l’eccezione di libri come l’ intervista sul Fascismo di Renzo De Felice, era sempre rimasto dentro perimetri accademici.
Antonio Scurati rompe questa tradizione e racconta un Mussolini pronto per essere un personaggio da serie televisiva. É giovane, ambizioso, spregiudicato, volgare, violento. Margherita Sarfatti, sua compagna in quegli anni, non viene risparmiata. Anche questa è una novità assoluta. L’inizio della storia è a Milano, dove ogni possibile conflitto della società italiana si manifesta. Questa è la città che lo educa, dove impara la moderna vita industriale.
Con il secondo volume la protagonista sarà Roma. Ma nel primo volume la scena è tutta milanese.
Gli anni appena seguenti la Prima Guerra Mondiale sono in Italia molto simili a quelli iniziali della Repubblica di Weimar. Italia e Germania si assomigliano. L’Italia ha vinto, ma è stata una vittoria così costosa che i suoi cittadini pensano di aver perso la guerra come è invece il caso della Germania.
Scurati produce un grande script per una serie TV/Film. La serie TV tedesca Babylon Berlin tratta di questo. In Italia il tema è stato poco toccato. La Prima guerra Mondiale è ancora radioattiva. Alcuni la legano alla costruzione dell’Unità nazionale, prolungamento delle Guerre di Indipendenza.
Questi nuovi anni Venti del secolo appena cominciato potrebbero assomigliare molto agli anni Venti del secolo passato. Nel giro di pochi anni si sono susseguite crisi economiche drammatiche, una rivoluzione tecnologica inaspettata nella sua forza e l’incombere del dissesto ambientale. La pandemia ha distrutto la sicurezza sanitaria di cui si è goduto negli ultimi settant’anni. Certo non c’è stata né la Prima Guerra Mondiale, né il dopoguerra.
Alcuni dati economici coincidono però in modo quasi perfetto: il debito pubblico era al 160% del PIL alla fine della Grande Guerra, ora è al 159%. Il sindaco Beppe Sala e il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana rassicurano i loro concittadini ed elettori. Dicono di avere la situazione sotto controllo, ma non sempre sono convincenti.