Storie finite

red and pink cover of the book

È appena uscito Il libro delle storie finite, Fusibilia Libri, a cura di Dona Amati, con una nota di Ugo Magnanti. Il volume, editorialmente ben stampato, vuole contenere “un’ampia raccolta di storie, struggenti, cupe, belle, divertenti, raccontate in prosa e poesia”.

Alcune frasi, riportate come indicazione tematica, risultano significative. Per il filosofo Emil Cioran: “Un libro deve frugare nelle ferite, anzi deve provocarle. Un libro deve essere un pericolo”. Per il cantautore Fabrizio De André: “è stato meglio lasciarci che non esserci mai incontrati”.

 

“Chi di noi non ha provato il senso di devastazione che subentra alla fine di una relazione importante con qualcuno, o con qualcosa?” – annota Dona Amati nella postfazione.

 

Tra i numerosi racconti quello di Vitaldo Conte La rosa rossa abbandonata di G, in cui l’autore ricorda un giovanile incontro con una intellettuale e scrittrice (oggi morta). Lo ripercorre attraverso stralci di una successiva lettera di lei, che diventa, a sua volta, una scrittura letteraria, una testimonianza segreta: “Questa rosa può intrecciarsi alla statua immobile di un ricordo, quello di un angelo barocco. È la tua, amore mio irraggiungibile (…). Tu sei per me, che sono stata una vita in oriente, il millesimo e uno: sei il più difficile, misterioso e deludente. (…) A te offrii la mia rosa di carne: era rossa di passione. Ma tu l’abbandonasti”.  

Nella foto: la copertina de “Il Libro delle Storie Finite”, a cura di Dona Amati, Fusibilia Libri