Johan Inger (1967) ha studiato alla Royal Swedish Ballet School a Stoccolma e alla National Ballet School in Canada. Per cinque anni ha danzato con lo Swedish Royal Ballet, per poi entrare nel 1990 al Nederlands Dans Theatre di Jiri Kylián, spiccando in questa compagnia senza gerarchie, dove resta fino al 2002.
La coreografia è stata la sua tappa seguente, a partire da Mellantid, che gli vale subito molti riconoscimenti. Per il NDT firma Sammanfall, Couple of Moments, Round Corner, Out of Breath e al Cullberg Ballet, che dirige dal 2003 al 2007, monta il suo Walking Mad.
Per la compagnia crea poi Home and Home, Phases, In Two, Within Now, Asif, Negro con Flores, Blanco e Point of Eclipse. Riceve commissioni dal Goteborg Ballet, dalla Compañia Nacional de Danza di Madrid (Carmen), dall’Opéra de Lyon, da Gauthier Dance, dal Royal Swedish Ballet (Rite of the Spring).
La sua creazione per il Ballett Basel Rain Dogs (2011), su musiche di Tom Waits, riscuote un enorme successo ed è ripresa da Aterballetto nel 2013, compagnia sintonica con il suo approccio scenico emotivamente sfaccettato, che gli commissiona poi Bliss e ne allestisce il programma Golden Days.
Golden Days di Johan Inger, Aterballetto
https://www.aterballetto.it/scheda-produzione/golden-days/#iLightbox[gallery430]/0
Video dei lavori di Johan Inger
https://www.facebook.com/johaningerchoreographer/videos/
Don Juan di Johan Inger per Aterballetto
https://www.byst.it/gadmnet/route.jsp?page=Teatro&subpage=BalloAndBello&inserzionista=
https://www.facebook.com/aterballetto/photos/a.129991677084155/3350853644997926/
Don Juan di Inger, creato per Aterballetto, è un balletto-racconto di stampo schietto e diretto, di puro stile scandinavo, in una rilettura psicanalitica che si interroga sulle identità e i doppifondi di ciascuno, in questo caso un seduttore seriale e infelice in cerca di un eros irraggiungibile.
Don Giovanni è segnato fin dalla nascita; frutto di uno stupro, è perdutamente innamorato della mamma; nessuna compagna, né giovanissima, né libera né già sposata, potrà mai competere con questo sentimento abissale.
Il sesso per lui è un eterno tentativo, in ogni situazione, sia una festa con balli folk-contadineschi, sia un carnevale in maschera, che somiglia a “Eyes Wide Shut” di Stanley Kubrick.
Il Don Juan di Inger bacia il suo doppio speculare e contrario Leo (Leporello), è al centro di una rissa, corre tutte le sottane, ma è sempre con la mamma che immagina di fare l’amore. È lei il Commendatore infernale, nel finale di sconfitta sotto una pioggia di neve grigia.
I servi di scena muovono quinte che sono dolmen, pilastri, materassi, pedane; salvo le scene d’insieme, tutto è in bianco e nero, e l’azione è immersa nella musica originale di Marc Álvarez, un habitat che lascia libero il coreografo nel disegnare movimenti flessuosi ed energici, radicando i danzatori a terra con le gambe aperte e il bacino spinto in avanti, simbolicamente e realisticamente insieme.
Il balletto moderno del profondo Nord si conferma esplicito nei gesti e aperto sulle emozioni profonde.