L’Italia ha il terzo debito pubblico al mondo dopo gli Stati Uniti e il Giappone. È un debito enorme che pesa sulle nostre vite e dopo, causato da una dissennata spesa pubblica che avrebbe concesso molto, troppo sul Welfare, specialmente nelle aree del centro-sud del nostro Paese.
In effetti il centro-sud ha avuto pensioni ingiustificatamente concesse a invalidi fasulli; posti di lavoro pubblici altrettanto fasulli, vedi per esempio i 27.000 forestali assunti in Sicilia contro i 6.000 in Lombardia, due regioni tra loro comparabili.
Non sono verità certificate ma è probabilmente così. Gli arraffatori del centro-sud si dice abbiano largamente approfittato per decenni di un ente che si chiamava “Cassa del Mezzogiorno” che era stato creato per aiutare lo sviluppo di quell’area.
Anche questo non è ufficialmente certificato ma è probabilmente vero, non fosse che il centro-sud non ne ha ricavato mai alcun vantaggio perché non c’è stato alcuno sviluppo. La Cassa del Mezzogiorno è invece servita ad arricchire una classe dirigente storicamente incapace e corrotta del centro-sud che ha permesso alle aziende del nord di proporre progetti che si sono rivelati sbagliati, inutili e, quando sono stati realizzati, dannosi.
Penso alle acciaierie di Taranto, al petrolchimico di Gela o a finti stabilimenti come quello di Villafranca in provincia di Messina che doveva produrre pneumatici> in modo competitivo ma che è stato attrezzato con impianti degli anni ’30 e degli anni ’40 smontati a Milano, riverniciati e rimontati a Villafranca.
Tutto questo e molto altro è successo ma a conti fatti non ha gravato sul nostro debito pubblico, negli ultimi 50 anni per più di 800 miliardi degli euro (valore attuale). Oggi il nostro debito si aggira sui 2.500 miliardi.
Fisiologicamente non dovrebbe superare il 60% del PIL e cioè essere di 1.200 miliardi di euro, sempre calcolato sul PIL reale e non su quello ufficiale.
E ci si chiede sempre dove e come abbiamo consumato gli altri 1.300 miliardi. In senso temporale questo enorme debito si è accumulato negli ultimi 50 anni. Personalmente penso che quest’accumulo sia stato causato da interessi sul debito che il cosiddetto libero mercato ci ha costretto a pagare. Interessi di almeno il 2% in più di quanto avremmo dovuto normalmente pagare (utile la tabellina pubblicata in un articolo di Francesca Monti, Corriere della Sera del 29/04/2019).
Finti esperti della stampa e della Tv spiegano sempre con sussiego che lo spread preteso dal libero mercato dipende dalla nostra inaffidabilità politica e soprattutto economica. Non è affatto così.
Il libero mercato si forma sulla base dei giudizi delle società di Rating che, guarda caso, hanno tutte sede a New York e sono di proprietà delle grandi banche americane e