Milano è il centro del sistema sanitario lombardo. Vanta i principali ospedali e qui fanno capo tutte le strutture direzionali di rilievo insieme alle facoltà universitarie di Medicina. Il dissenso sulle politiche sanitarie della Regione non ha mai trovato a Milano un’aperta contestazione perché in fin dei conti Milano da questo sistema ci guadagnava. Improvvisamente Milano si è trovata con le spalle al muro quando la situazione è precipita con l’epidemia COVID. Si incomincia con il buco nel bilancio. Il bilancio di Milano sarà in rosso di circa 500 milioni di euro per fine anno. Al momento siamo già a quota 200.
Un buco di bilancio per cui è stato chiesto l’aiuto del governo con una petizione bipartisan. Molto difficilmente il governo potrà acconsentire senza contropartite e allora i comuni capoluoghi delle province più colpite – Milano, Bergamo, Brescia, Mantova, Cremona, Varese… – hanno presentato un documento in cui si chiede ragione al presidente della Regione Lombardia Fontana della politica sanitaria e delle sue scelte negli ultimi anni.
Due punti hanno spinto i sindaci ad agire. In primo luogo la Sanità del Veneto e quella dell’Emilia Romagna se la stanno cavando con tutti gli onori in questa crisi. Incomparabilmente meglio di quella della regione Lombardia. Secondo punto, i deceduti nelle ex province di Bergamo e Brescia sono ben quattro volte superiori a quelli del corrispondente periodo del 2019. Vuol dire che la maggior parte dei decessi è avvenuto fuori dagli ospedali. Le stime più recenti raccontano che per ogni cento morti negli ospedali, fuori, nelle proprie abitazioni, ne sono morti altri trecento.
Questa situazione è stata affrontata in completa solitudine dai medici di famiglia, abbandonati sul territorio e non assistiti da un sistema sanitario quasi completamente deterritorializzato. Ultimo capitolo le case di riposo trasformatesi in lazzaretti. La sanità delle eccellenze – insieme alchemico di pubblico e privato ideato, amministrata e ideata per più di vent’anni – è arrivata alla fine. Difficile pensare che non vi saranno pesanti conseguenze. Il sistema sanitario delle «Eccellenze» sta soprattutto a Milano. Qui pubblico e privato sotto l’egida della ventennale presidenza della Regione di Formigoni hanno trovato il punto più alto di compenetrazione.
Questo è uno degli snodi più importanti di Milano di una Milano da ridisegnare nel dopo COVID. Tra i firmatari della lettera al Governo c’è Sala sindaco del capoluogo e poi Gori e Del Bono, sindaci di Bergamo e Brescia che hanno pagato il prezzo più alto all’epidemia. La resa dei conti sulla sanità è incominciata. Contrariamente a quanto si crede i soldi non mancheranno nei prossimi anni. Il debito pubblico potrebbe salire di ben più di 15 punti. Il problema sarà conquistarsi il posto intorno al tavolo per ottenerli. Non sarà facile perché il governo cercherà in ogni modo di centralizzare la spese e portare via competenze a comuni e regioni. La sanità è il primo oggetto di contesa per misurare i rapporti di forza e le strategie del dopo epidemia.