Arte in quarantena
1.
I racconti del Fantastico anticipano talvolta il futuro, anche quando le loro “visioni” sembrano una follia nel proprio tempo. Queste “apparenze” profetiche accendono il Fantastico di artisti, scrittori, registi, attraverso le loro narrazioni.
I molteplici Immaginari del Fantastico di oggi (come quelli del passato) sono oggetto di un dibattito, svoltosi a Fiuggi (2018). In questo vengono presentate le proposte in merito delle riviste Antares (Ed. Bietti), Dimensione Cosmica e Diònysos (Ed. Tabula fati) con interventi di Gianfranco de Turris, Max Gobbo e mio.
Il filosofo Giovanni Sessa “rilegge”, per il sopracitato evento, immaginari che attraversano i tempi: “In pieno Barocco, ne ebbe sentore Giambattista Basile con il suo Lo cunto de li cunti. Nei suoi quarantanove racconti si susseguono alterazioni della catena casuale, che rendono possibile l’esplicarsi del ‘mondo alla rovescia’. Esso ha i tratti di uno specchio deformante (…), molto più di quanto lo sia qualsiasi resoconto di fatti reali. La fiaba e il racconto fantastico risultano massimamente ‘veri’ in misura inversamente proporzionale alla loro plausibilità. Il fantastico delucida la flebile distanza che distingue l’esperienza dalla fantasia, dicendo come il noto contenga sempre l’ignoto. (…) Nel Seicento, nella letteratura del secolo d’oro, nel Don Chisciotte torna a darsi ciò che Bruno sapeva: è la natura ‘individuale’ a mostrare il sigillo divino”.
2.
Il corpo-macchina costituisce un intrigante viaggio nel tempo: come quello che parte dai robot futuristi per arrivare al cyborg di oggi.
“Noi stiamo per assistere alla nascita del Centauro e presto vedremo volare i primi Angeli”, scrive Marinetti, che elabora, sin dall’inizio del Futurismo, teorie sull’arte meccanica e l’immaginario dell’uomo-macchina. L’uomo moltiplicato “che noi sogniamo, non conoscerà la tragedia della vecchiaia (…) noi aspiriamo alla creazione di un tipo non umano e meccanico, costruito per una velocità onnipresente (…). Noi crediamo alla possibilità di un numero incalcolabile di trasformazioni umane, e dichiariamo senza sorridere che nella carne dell’uomo dormono le ali” (L’Uomo moltiplicato e il Regno della Macchina, 1910).
Nel romanzo Mafarka il futurista (1909), Marinetti immagina un re africano che riesce nell’impresa di costruire da sé un figlio meccanico, frutto di pura volontà. Queste idee collegano il pensiero futurista con la filosofia di Nietzsche: creare un essere capace di andare oltre l’uomo. Nel 1920 Marinetti si rileva autore libertino e libertario con il testo Elettricità sessuale, in cui un uomo e una donna si sdoppiano in due robot elettrici.
Nel 1921 Andrè Deed realizza il film L’uomo meccanico, con cui crea una delle prime rappresentazioni del cinema sul tema del robot come fantascienza, riprendendo le idee espresse da Marinetti.
Il corpo-macchina ha nel Futurismo una rappresentazione visiva nei balletti meccanici. La sua parte umana e quella meccanica diventano complementari ed opposte insieme: è il burattino e il superuomo. La visione del suo movimento è espressa da alcuni artisti: come nei dipinti di Gino Severini sul tema del Tango (1913), nei Pupazzi plastici di Fortunato Depero.
3.
Il Futurismo, con la sua sfida alle stelle, entra nell’attuale narrazione fantastica con molteplici espressioni. Negli ultimi anni numerose sono le pubblicazioni in merito.
Un numero della rivista IF è dedicato al Futurismo come Fantastico (Ed. Odoya, n. 21, 2017), a c. di Alessandro Scarsella. Qui presento un racconto sulla nascita di Vitaldix, mio avatar di narrazione fantastico-virtuale, attraverso un volo-poema (2009) con cui celebro il centenario del Futurismo.