(terza e ultima delle puntate dedicate alle bambole d’amore – primo articolo qui – secondo articolo qui)
- Ritrovo, in un diario, il biglietto scritto da Blanche, mia antica amante segreta: “Nella stanza bianca la tua dolce bambola di carne, come tu mi hai creato, sente di appartenere all’alchimia del tuo sguardo. Mi fa ansimare in uno spazio indefinito oltre il tempo… Vorrei essere la tua rosa rossa incarnata in una bambola d’amore”. La rosa rossa è un immaginario simbolico per le creazioni del desiderio.
Questo può vivere anche attraverso una bambola abbandonata con le sue memorie di gioco e sogno, diventando un seduttivo oggetto/soggetto di narrazione d’arte. Come accade a La bambola della rosa rossa, la protagonista di un mio evento performativo (Atelier Montez, Roma 2018), sonorizzato all’inizio da La bambola di Patty Pravo, una canzone-simbolo degli anni ’60.
- Nota il poeta Ugo Magnanti: “La donna e la carta hanno qualcosa in comune perché possono essere delle superfici ‘bianche’ con una profondità di accoglimento e procreazione continua, che racchiude ‘dentro di sé’ il segreto di ogni possibile espressione e turbamento (…). Anche il corpo di una bambola dunque, come il corpo di una donna, può essere scritto (…). E l’aspetto più interessante della bambola ‘artistica’, così come della scrittura sul corpo, appartiene forse proprio al suo sfuggente sconfinare fra la purezza e l’osceno, fra il desiderio e l’anomalia, fra la mercificazione e l’apologia della donna, fra la dissidenza culturale e la condivisione inconsapevole del mito della geisha”.
Sul corpo di una mia bambola d’amore, che incarna la sfuggente seduzione, ho scritto desiderio: un concept d’arte per un evento sulle Bambole Seduzioni queer (Mondrian Suite, Roma 2018): è accompagnata dalla presenza di “maschere dannate”.
Il critico d’arte Giovanna Cavarretta scrive per questa ambientazione: «Nella sua essenza poetica, la bambola d’amore trasuda una potenza erotica che rimanda ad universi surreali, dimensioni di una sessualità ancorata ad ancestrali forze. (…). Il suo corpo è un tempio, pronto ad accogliere antichi rituali sospesi in un tempo fuori dal tempo, dimora tra cielo e terra, sogno e realtà. (…). Così dall’Oltre… la bambola incarna le dee presenti nell’Anima femminile, divenendo scrigno di un sapere antico e misterioso”. Le bambole d’amore costituiscono il sogno-ambiente della mia camera da letto come arte.
- La bambola, essendo immune dai segni del tempo, può incarnare una seduzione ultima che ricerca l’innocenza di un gioco d’amore trasmutante. Per il filosofo Soren Kierkegaard: “Una bambina gioca tanto con la bambola, che questa alla fine si trasforma in amante: tutta la vita della donna non è che amore”.