Ok, lascerei fuori, per ora, argomentazioni di natura storico filologica facendo finta invece di avere Parmenide qui con me, mentre si beve un bicchiere di vino per fare chiacchiere, anche perché non credo proprio che qualsiasi narrazione storica presuntivamente oggettiva possa dar conto di ciò che era veramente stato pensato da Parmenide o gli era veramente accaduto attorno. In fondo Gödel vale per la matematica , ma anche per la storia e, penso, anche per quell’insieme (sic!) che definiamo con la parola Essere.
Dico quindi la mia (rivolto a Parmenide): un team internazionale di studiosi ha recentemente dimostrato (sic! non ipotizzato) che uno strumento che stringiamo tra le mani viene trattato dal nostro cervello come estensione del corpo e la relazione tra corpo e cervello è determinata da varie modalità energetiche. Il cervello, guarda caso, elabora a sua volta modalità algoritmiche (che chiamiamo pensieri, ma anche le decisioni relative ai movimenti del nostro corpo) in switch con procedure analoghe alla macchina di Turing e in un contesto gödeliano.
Questo non riguarda solo il comportamento specifico di un particolare insieme sistemico (l’animale uomo) in un determinato momento storico, accade continuamente nella nostra stessa vita, e accade analogamente in quella dei nostri simili oggi, ieri e domani e riguarda anche, con forme molto diverse tra loro, anche tutti gli enti che caratterizzano ciò che chiamiamo il regno vegetale e persino quello minerale. Ogni ente è, produce, si relaziona in quanto informazione e la sua “unità” , che non va pensata come “misura”, è il bit, il quale, è per propria condizione (in essenza o in condizione di esistenza … che non è detto che si risolve nei modi nei quali noi usiamo la parola Essere) “monistico”. Provo a spiegarmi (!?): il digitale si articola nella distinzione 0/1 di Boole, ma è di fatto in modalità “atomica” (a-tomos , cioè a-temno, non riducibile, non tagliabile, quindi analogo ad infinito, a-peiron, senza limiti o confini. Da notare la funzione privativa dell’ a- che troviamo anche il a-letheia, verità) . Non è molto diverso da come i Presocratici pensavano l’atomo in quanto la particella che tutto “configura”.