Profetizzare sventure è sempre meglio che coltivare illusioni. L’economia cinese in questo momento, malgrado la flessione causata dal coronavirus, traina quella mondiale avendo comprato buona parte del debito americano e giapponese e assorbendo una quota rilevantissima delle esportazioni tedesche. Un sondaggio riportato dalla CNN su 163 società cinesi rileva che recentemente meno della metà ha ripreso a funzionare.
L’università di Tsinghua ha condotto una veloce ricerca dalla quale risulta che il 33% delle 1.000 piccole e medie imprese – che costituiscono il nerbo dell’economia del Dragone – con i bilanci attuali possono resistere un mese al massimo. Se i 30 milioni di imprese simili, che contribuiscono al Pil cinese per il 60%, sono nelle stesse condizioni, l’80% dei lavoratori che esse impiegano si troveranno senza risorse. Poche possono offrire lavoro da casa e osservare le nuove norme sanitarie, mentre i prezzi dei generi alimentari aumentano ogni settimana.
L’epidemia non poteva scoppiare in un momento peggiore, a causa del debito pubblico in aumento, della crescita calata al 6%, la guerra commerciale con gli Usa, il rallentamento dei consumi interni e la peste suina. É prevedibile che molte imprese chiuderanno i battenti ma nessuno può dire quante. Centinaia di negozi chiuso i battenti dall’inizio dell’epidemia ed è improbabile che riaprano. I ricercatori dell’università di Tsinghua hanno calcolato che, se l’epidemia durasse sei mesi, il 90% delle società fallirebbe. Il rischio di insolvenza farebbe sparire gli investitori esteri e il peso dell’economia ricadrebbe totalmente sullo Stato. La Banca Popolare Cinese sta tentando di rianimare il mercato finanziario elargendo miliardi di dollari a bassissimo interesse alle banche per salvare almeno le industrie che lavorano per frenare l’epidemia.
Ma se Sparta piange, Atene non ride. In quest’ultimo mese le esportazioni di automobili tedesche in Cina sono crollate del 18% e ci sono buone ragioni per pensare che finiranno per essere dimezzate. Le proiezioni della Deutsche Bank dicono che l’economia nazionale sta entrando in recessione o, nel migliore dei casi, resterà in stagnazione.