La Croazia è entrata nell’Unione Europea nel luglio del 2013. In un primo tempo molti erano favorevoli all’adesione all’Unione per diverse ragioni: l’abolizione delle dogane, la possibilità di comperare merci in Italia senza dovere pagare dazi, maggiori opportunità di trovare lavoro negli altri Stati membri, incentivi economici europei. Ricordo che tutti erano contenti, almeno qui in Istria. Adesso, poiché la Croazia non fa parte dell’area Schengen, ci sono ancora le file alla dogana con la Slovenia. Sono in molti a ricevere gli incentivi, ma non pochi quelli che devono restituirli perché non li hanno utilizzati entro i tempi stabiliti. I nostri politici vorrebbero l’adozione dell’euro, ma la maggior parte dei cittadini è contraria. La Croazia, secondo molti, importa troppo, anche ciò che non dovrebbe, per esempio frutta e verdura che sono parte della nostra agricoltura.
In rapporto all’adesione alla UE, i cittadini croati sono divisi a metà. Ma quelli che ufficialmente non si dichiarano contrari sono poco più un terzo e confidano che il Paese possa trarne giovamento sotto molti punti di vista. Insomma, un 36% i favorevoli rispetto alla media europea che è del 60%. Quanto all’euroscetticismo siamo superati solo dalla Repubblica Ceca dove i favorevoli alla UE si attestano al 34% a distanza di due punti rispetto ai croati (36%).