Homo sapiens, homo ludens, homo faber, homo ridens, homo phopheticus, homo technologicus, homo oeconomicus, homo politicus, homo propheticus, e finalmente l’homo sapiens sapiens. Come inserire queste sottospecie, se così si possono chiamare, nell’albero dell’evoluzione?
Il digitale è naturale, fa parte della realtà biologica
Il Net Animal si interroga sulla propria essenza e riconosce che la cosiddetta rivoluzione digitale ha giovato alla propria consapevolezza, perché il digitale è naturale, fa parte della realtà biologica, perché tutto è biologia, anche ciò che si definisce “artificiale”. Chi ritiene che la tecnica, l’ars, abbia caratteristica essenziale della specie umana probabilmente si sbaglia perché il poiein (il verbo greco antico relativo al fare, che significa anche modellare e creare) vale anche per le vespe e per i castori.
Quando ormai molti decenni orsono José Ortega y Gasset scrisse la Meditación de la técnica, dove analizzava la nostra storia nelle fasi della técnica del azar, della técnica del tecnico, della técnica del artesano, si limitava ad analizzare un processo evolutivo sociale e non biologico, e del resto non sapeva ancora nulla del digitale. Ma perché abbiamo dimenticato ciò che ha stigmatizzato Jonathan Gotschall nel suo saggio intitolato The Storytelling Animal? Siamo una specie “con L’Istinto di narrare, come recita la traduzione del titolo nell’edizione italiana di Bollati Boringhieri.
La struttura del linguaggio non sottostà alle leggi biologiche
Più avanti ancora si spinge il linguista Andrea Moro quando afferma: «Non ci resta che arrenderci a una conclusione paradossale: la struttura del linguaggio non sottostà alle leggi biologiche che hanno generato la struttura neurobiologica che la esprime: il cervello. Oltretutto, solo noi esseri umani possediamo questa struttura unica, il che porta a escludere che la pressione selettiva da cui trae origine sia l’esigenza di comunicazione.» (Parlo dunque sono, Milano : Adelphi, 2024).
La donna madre capace di raccontare ai propri figli le storie del mondo
L’homo sapiens ha trovato la sua evoluzione nel sapersi raccontare, nel trovare parte di sé negli incontri intorno al fuoco, nelle favole della nonna, nelle serie TV… E allora perché a nessun antropologo è mai venuto in mente che si sarebbe potuto individuare, in un ramo eccezionale del nostro albero evolutivo non tanto l’homo faber, con le sue affinità ai castori, ma piuttosto la mulier loquax, la donna madre capace di raccontare ai propri figli le storie del mondo?
In tempi in cui le diatribe di genere si moltiplicano in vane congetture, non la riscoperta del matriarcato, tanto studiato da Johann Jakob Bachofen e oggi dimenticato, ma la centralità di una specie capace di modellare il mondo può trovare nella mulier loquax un nuovo anello evolutivo, non privo di quelle singolarità che rendono il Net Animal uno dei suoi figli.