Triennale Milano Teatro, i maratoneti di Koohestani

Triennale Milano Teatro, i maratoneti di Koohestani
Ph © Benjamin Krieg. Courtesy Triennale Milano Teatro

Amir Reza Koohestani (1978), autore e regista iraniano, fondatore di Mehr Theatre Group, è tornato in Italia a Triennale Milano Teatro con il suo ultimo lavoro Blind runner, dopo il grande successo ottenuto al Kunstenfestivaldesarts di Bruxelles. I temi trattati, benché sullo sfondo, costituiscono il cuore della pièce. La corsa è il pretesto per costruire una storia di soprusi e torture vigliacche e indebitamente inflitte a chi ha una sola colpa: possedere diritti in quanto essere vivente.

Photo Laetitia Vancon pour Libération. Munich, le 14/06/2016, Portrait de Amir Reza Koohestani, metteur en scène et acteur Iranien, le premier à remporter deux fois de suite le prix de la “Meilleure pièce de l’année” en Iran. Courtesy Triennale Milano Teatro

Blind runner è una storia di soprusi e discriminazioni, esposta nei limiti della censura iraniana, un terreno scivoloso e vincolante entro il quale Koohestani si mantiene. L’equilibrio è mantenuto per tutto il lavoro nel quale sin dagli esordi si intuisce che la realtà non è unica, ma assume contorni diversi attraverso i filtri di chi la vive o di chi la osserva.

Koohestani anima il palcoscenico vuoto e scuro, dietro al quale rimanda in diretta  la soggettiva delle immagini catturate dalle telecamere poste agli estremi del palco e in mezzo ad esso. Egli ha infatti pieno dominio degli strumenti tecnici che, proiettando sul fondo del palco l’azione, ne cambiano la prospettiva, ne distorcono il significato con effetto enfatico. L’estetica di questi momenti, come la corsa dei due attori in direzioni opposte riprodotta e duplicata, non confondono lo spettatore, ma gli offrono un ventaglio interpretativo.

Sulla scena vuota, nella quale agiscono solo due personaggi, – una coppia formata da una giornalista e da suo marito – Koohestani gioca con lo spazio e con il tempo. Il rettangolo del palco si riduce in piccoli riquadri, per mezzo del variegato uso delle luci. Le forme ampie si comprimono, appaiono immaginari muri o vetri divisori. Lo spazio compresso è quello della sala visite del carcere nel quale la donna, giornalista e maratoneta, è stata rinchiusa per avere espresso pubblicamente un’opinione. Il tempo diventa materia malleabile attraverso le immagini proiettate e Koohestani è capace di compiere un balzo temporale e spaziale soltanto attraverso un primo piano stretto sugli occhi della donna.

L’uomo, con la quale la donna intrattiene un dialogo privato, è suo marito, un maratoneta come lei. É colui con il quale ha condiviso le speranze di libertà. Sono entrambi allenati, intendono fuggire dal paese che li opprime. La visione di un futuro migliore è nella loro capacità di correre per l’intero tunnel della Manica. Il tempo da sfruttare è quello che sta fra l’ultimo treno della notte e il primo della mattina.

Triennale Milano Teatro, i maratoneti di Koohestani

Dopo l’arresto della donna, tutto si sfalda nonostante la promessa fra i due di correre insieme, separati dal muro di cinta del carcere, tutti i giorni. Vicini ma divisi, fino alla liberazione della donna. Ma qualcosa si incrina nella coppia, i dialoghi scarni ma esplicativi delle crepe fra i due e le visite dell’uomo si interrompono quando lui riesce ad andare nel Regno Unito in veste di allenatore di una donna cieca. Parissa, questo il suo nome, ha perso la vista durante la repressione, le hanno sparato negli occhi. Figlia di una compagna di prigione della protagonista, la sua figura apre un varco nella coppia e diventa l’occasione per rompere con un presente faticoso. Lui asseconda tutti i desideri della giovane priva di vista. Con lei cerca quella speranza, di fronte ai fari luminosi di un treno, nel tunnel della Manica.

Anche questa volta Amir Reza Koohestani ci parla di sofferenza ispirandosi a una storia vera che è solo la sorgente della vicenda. Questa, con deviazioni dal reale, ricrea il dolore collettivo con un testo essenziale che non lascia spazio a sentimentalismi. La drammaturgia e il testo mantengono la tensione per tutto il lavoro. A sostenerli le grandi capacità degli attori, diretti da un grande regista, oltre alle scelte sonore che accompagnano lo spettatore in un viaggio nell’orrore, sapientemente non esibito, delle dittature.

 

Blind runner

Testo e regia Amir Reza Koohestani
Dramaturgia
Samaneh Ahmadian
Assistenza alla rega
Dariush Faezi
Luci e scenografia
Éric Soyer
Video 
Yasi Moradi, Benjamin Krieg
Musica
Phillip Hohenwarter, Matthias Peyker
Costumi
Negar Nobakht Foghani

Performers
Ainaz Azarhoush
Mohammad Reza Hosseinzadeh

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