Franco Alquati in mostra a Milano
È in corso (fino al 30 di questo mese), a Milano alla VS galleria arte contemporanea, una personale del pittore Franco Alquati (Cremona 1924- Lecco 1983). Incisore, pittore, disegnatore, attivo con mostre e impegno sociale sin dagli anni cinquanta. Un ritorno, adesso, meritato con riferimento al suo rigore, all’impegno riversato nella ricerca di un suo linguaggio tra cubismo, metafisica, astrazione geometrica e neo-figurazione.
Lo presenta Carmelo Strano che già si era occupato di lui alla fine degli anni Settanta. Citiamo dalla sua introduzio0ne al catalogo: “L’artista lombardo da subito si tiene lontano dal realismo e dal naturalismo, e fa un bagno nella geometria, fonte opportuna per un linguaggio suo. Dà alla geometria una doppia valenza, pur coltivandola quale unico segno connotativo. Una valenza strumentale, quando punta alla figurazione, e una autoreferenziale, nell’astrazione. Ma nell’astrazione organizza la sua geometria in modo da dare voce, secondo la lezione di Kandinsky, alle “risonanze interiori”. E queste, in Alquati, “parlano” di più della sua figurazione che è anedonica (proprio l’opposto dell’edonismo) e (apparentemente) a-patica, in questo vicina all’asciuttezza spesso plumbea di Léger.
La figura è sede di altre incidenze. Ad esempio, di una geometria post-picassiana (Alquati amava l’artista spagnolo) vicina alle sfaccettature che è nei visi (soprattutto nel naso) di Mario Tozzi. Oppure Alquati tiene conto dell’iconografia di Marino Marini pittore e incisore. Questo secondo caso va riferito soprattutto ai cavalli e ai cavalieri pe i quali il segno geometrico è meno rispettato a favore di morfologie più libere e atmosfere (sì, ci sono anche queste) più dense”.
E più avanti il critico precisa: Nell’astrazione fremono momenti di maggiore libertà espressiva e linguistica e Alquati si rivela pittore policromo ben al di là del tendenziale mono-tono che governa la figurazione. Inoltre, con l’astrazione ha modo di esprimersi all’insegna di una diversa attualità, appunto la tendenza alla geometria, tra Abstraction-Création (Parigi, fine anni Trenta) e l’italiano Movimento Arte concreta, Milano, fine anni Quaranta (…) Un doppio cammino, consanguineo sul piano della morfologia geometrica, nel quale duttilmente si esprime fino alla fine (inizi anni Ottanta).