Dopo aver riletto di recente il romanzo L’amore al tempo del colera di Gabriel Garcia Marquez, pensavo che il tema relativo a questo sentimento fosse trascurato, ma mi sono dovuto ricredere. Almeno a prima vista.
Tra Eugenio Luraghi e Leonardo Sinisgalli
Il 29 marzo scorso si è tenuto a Erice un convegno su “L’amore ai tempi del metaverso”. La patinata Rivista della Fondazione Leonardo ha riesumato recentemente la “Civiltà delle Macchine” di Eugenio Luraghi e Leonardo Sinisgalli. Il 22 gennaio 2022 nella rubrica “News and Stories” il tema dell’amore nel metaverso ha fatto capolino.
Metaverso, di più della realtà
Ritorno alle origini e vado a sfogliare Snow Crash (1992) di Neal Stephenson che peraltro ha coniato il metaverso. Il lemma “amore” qui è del tutto assente: solo di sfuggita si accenna alla “fase avanzata della carriera amorosa” del protagonista Hiro. Sembra che non ci sia spazio per i sentimenti. Il NetAnimal vive e comunica nel digitale, ma le passate e ancestrali esperienze di questa specie terrestre, relegate nella regione limbica di un cervello che vorrebbe essere protesizzato, non sono di certo scomparse. Ho l’impressione che il metaverso debba diventare un “di-più” della realtà. Ma trovo solo divertimenti, business e lavoro, magari anche salute e wellness. Nessuno spazio per i sentimenti e per le relazioni più profonde.
Il web e la psicologia quantistica
In realtà Stefan Sonvilla-Weiss nel suo saggio intitolato (IN)VISIBLE Learning to Act in the Metaverse del 2008, tra i pochi, aveva cercato di guardare oltre le potenzialità tecnologiche di una realtà digitale, inoltrandosi nei meandri di quella che oserei chiamare una “psicologia quantistica” di cui peraltro non c’è traccia nel Web, ma bisognerebbe studiarla. Dal ‘dio protesi’ di Sigmund Freud all’estensione protesizzata di Marshall McLuhan, ai computer indossabili di Steve Mann, il contatto con un singolo individuo pare si sia trasformato in un’interazione con più utenti, connessi ma in sim-patia. Gilles Deleuze aveva affermato che “ciò che diventa importante in questo contesto specifico è il processo di mediazione piuttosto che i media stessi.”
L’illusione che la realtà sia aumentata
Ma l’intermediazione nel metaverso a un certo punto finisce e, a parte le sensazioni virtuali che si percepiscono, l’illusione che la realtà sia “aumentata” permane. Non trovo empatia, quel feedback bifronte che qualcuno un tempo chiamava “corrispondenza d’amorosi sensi”. L’eros nel metaverso implode nell’autoerotismo (di riflesso) e questo basterà a farci pensare. Forse qualcosa cambierà nei nostri comportamenti.
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