The power of insurance companies over oil tankers – Assicurazioni e petroliere

Il potere delle assicurazioni sulle petroliere
Photo: Citernes de pétrole, Norcan, by Félix Mathieu-Bégin, opera propria, licenza CC BY-SA 4.0

Who would have thought that Russian oil exports could be seriously compromised by insurance companies? Yet, this is what is happening. Putting an oil tanker with its very dangerous cargo at sea requires formidable insurance guarantees. Without them no port would allow their entry or their loading and unloading operations. Not to mention crossing straits and channels such as the Bosphorus or Suez where an accident would have stellar costs. The European Union has announced that companies from the old continent will no longer insure Moscow’s tankers.

Russia, oil exports

In January, the Russians exported 1.08 million barrels per day to the West. In May they were no more than 325,000 barrels. A remarkable drubbing that the Kremlin has tried to make up for by making astronomical discounts to China and India, the two energy-thirsty giants. Of course, this operation comes at a cost. Europe’s decision to stop importing even a single drop of oil from Russia has made the price of oil coming from other countries risen, but this was predictable. As was Putin’s countermove, which intends to burden the Russian National Reinsurance Company with insurances to be taken out with Third Countries.

Third Countries

Will the latter be willing to give credit to the Russian state company? Maybe not at such a difficult time, with the effects of sanctions that have not yet fully manifested themselves and those of others that may be deliberated in the coming months. For now, the only certain and admitted fact from Moscow is the substantial reduction in Russian oil production. This is because Opec – and non-Opec – countries are putting more and more oil into the market, reducing the Kremlin’s trade space. In short, the war in Ukraine has become an economic war that cannot be won with tanks and missiles. There are far more invisible tools that only the fully industrialized and financially leading world can deploy.

The coming winter will be the test of the resilience of the parties involved. Moscow will have a huge financial loss and much of its development projects will be halted. The West will suffer an inevitably high cost of energy as production will be scaled back to consumer needs. However, past that point, by rebalancing supply and demand, the situation should improve in Europe and the Us, while the problems to be solved will be much more difficult in Moscow.


Assicurazioni e petroliere

Chi lo avrebbe pensato che l’esportazione di petrolio russo poteva essere seriamente compromessa dalle compagnie assicurative? Eppure è quello che sta accadendo. Mettere in mare una petroliera con il suo pericolosissimo carico richiede formidabili garanzie assicurative. Senza di esse nessun porto autorizzerebbe il loro ingresso e le operazioni di carico e scarico. Per non parlare poi dell’attraversamento di stretti e canali come il Bosforo o Suez dove un incidente avrebbe costi stellari. L’Unione Europea ha fatto sapere che le compagnie del vecchio continente non assicureranno più le petroliere di Mosca.

Russia, le esportazioni di petrolio

Nel mese di gennaio i russi hanno esportato in Occidente 1,08 milioni di barili di petrolio al giorno. A maggio non superavano i 325.000 barili. Una batosta notevole alla quale il Cremlino ha tentato di rimediare facendo sconti astronomici a Cina e India, i due giganti assetati di energia. Naturalmente questa operazione ha un costo. La decisione dell’Europa di non importare più neanche una goccia di petrolio dalla Russia, ha fatto impennare il prezzo di quello proveniente da altri Paesi, ma ciò era prevedibile. Come era prevedibile la contromossa di Putin, che intende caricare sulla Russian National Reinsurance Company gli oneri relativi alle assicurazioni da stipulare con i Paesi Terzi.

I Paesi Terzi e il mercato del petrolio

Questi ultimi saranno disponibili a dare credito alla compagnia di Stato russa? In un momento difficile come quello attuale, con gli effetti delle sanzioni che non si sono ancora manifestati pienamente e quelli di altre che potrebbero essere deliberate nei prossimi mesi? Per il momento l’unico dato certo e ammesso da Mosca è la consistente riduzione della produzione di petrolio russo. Ciò perché i Paesi dell’Opec – e non Opec – stanno immettendo nel mercato quote sempre maggiori di petrolio riducendo gli spazi commerciali del Cremlino. Insomma la guerra in Ucraina è diventata una guerra economica che non si può vincere con i carri armati e i missili. Ci sono ben altri strumenti invisibili che solo il mondo pienamente industrializzato e finanziariamente leader può mettere in campo.

Il prossimo inverno sarà il banco di prova della resilienza delle parti in causa. Mosca avrà un danno finanziario enorme e buona parte dei progetti di sviluppo saranno bloccati. L’Occidente soffrirà un costo dell’energia inevitabilmente alto, dal momento che la produzione sarà ridimensionata rispetto alle esigenze dei consumatori. Tuttavia, superato tale momento, riequilibrandosi domanda e offerta, la situazione dovrebbe migliorare in Europa e Usa, mentre i problemi da risolvere saranno molto più difficili a Mosca.

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