Da quando le sanzioni occidentali sono entrate a regime la vita dei cittadini russi è cambiata. I centri commerciali di Mosca esibiscono una sfilata di vetrine vuote e saracinesche chiuse. I McDonald’s che erano divenuti consueti luoghi di ritrovo dei giovani, hanno cessato la loro attività, come Ikea, che aveva modernizzato in maniera economica gli appartamenti delle famiglie russe. La BP e la Shell hanno lasciato il Paese, come la Renault. Questo ha significato la volatilizzazione di migliaia di posti di lavoro, difficilmente recuperabili.
Cambiamenti e sacrifici
I ricchi russi che frequentavano nei week end Riga, la Las Vegas del Baltico, con un veloce volo di 90 minuti, adesso devono affrontare la faticosissima rotta Mosca – Istambul – Riga, cioè 12 ore di volo. Facebook, Instagram, la BBC e altri website sono stati oscurati, ma in questo caso l’utilizzazione di una semplice VPN (Virtual Private Network, rete virtuale privata, ndr) risolve il problema. Fronteggiare l’informazione occidentale è una prassi in cui la superesperta propaganda di tradizione sovietica non ha rivali.
La propaganda del Cremlino
La strategia adottata dal Cremlino per imporre sacrifici sempre maggiori ai russi è duplice. Da una parte propagandare la “liberazione” dei “fratelli” del Donbass; dall’altra la tutela della sicurezza della patria e la missione storica della lotta al neonazismo ucraino. Su quest’ultimo punto vale la pena osservare quanto esso sia palesemente pretestuoso e falso. Se è vero che esistono in Ucraina gruppi paramilitari che si rifanno al nazismo, è anche vero che numericamente essi sono del tutto inconsistenti. Anche ammettendo che possano contare su 50.000 militanti (cifra volutamente esagerata), la popolazione ucraina si aggira sui 40 milioni di abitanti. È evidente che si tratta di una minoranza ridicola. Per altro esistono gruppi neonazisti anche in Russia e perfino in alcuni Paesi europei e negli Usa.
Nazismi e omissioni
Durante le perquisizioni dei prigionieri ucraini Il loro corpo viene esaminato attentamente nel tentativo di trovare tatuaggi di croci uncinate e simboli satanici, per dimostrare la diffusione del “male” nella società occidentale. Chi osserva queste immagini in TV non sa che si tratta di casi statisticamente insignificanti e ignora il principio fondamentale del diritto per il quale un cittadino è perseguibile penalmente per ciò che fa e non per ciò che stampa sulla sua pelle. Ma l’ignoranza facilita la propaganda. Tuttavia il tema della denazificazione resta centrale nella propaganda del Cremlino perché permette di collegare l’aggressione in corso con la celebrazione della Grande Guerra Patriottica, intangibile mito fondante della Russia sovietica.
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