Quando il teatro suscita emozioni ha centrato nel segno. Se i fatti reali sono raccontati da un Io narrante con variazioni, dissimulazioni e manipolazioni – rimanendo nel terreno della verosimiglianza – siamo di fronte a un lavoro di Sergio Blanco.
ZOO è il suo ultimo lavoro, una produzione del Piccolo Teatro Grassi, in cartellone fino ai primi di maggio.
La drammaturgia del regista e autore uruguaiano di nascita, che da tempo vive a Parigi, è una forma paradossale di rappresentazione della realtà. La narrazione prende l’avvio da un fatto di cui l’autore è protagonista. Poi, attraverso la finzione mediata dall’interpretazione e da innesti di fatti inventati o argomenti laterali, parte il messaggio che l’autore intende consegnare agli spettatori.
ZOO nasce dall’idea di Blanco di scrivere un testo sull’amore in senso ampio, abbandonando i cliché. E percorrendo un sentiero lineare ma poco battuto, si lancia nell’iperbole del sentimento e poi della sensualità fra Uomo e Animale.
Prendendo le mosse dall’esperienza vissuta dal Blanco nel 2018 di fronte alla gabbia di un gorilla, allo zoo di Parigi, l’autore narra lo stupore per la scoperta di un amore impossibile. L’osservazione del primate si spinge fino alla sospensione di ogni giudizio sull’opportunità delle azioni, e si scopre l’indicibile. Può nascere attrazione fisica fra il drammaturgo Sergio e l’animale Tandzo?
La stessa origine genetica, con mutazioni che hanno determinato in un tempo lunghissimo l’evoluzione dell’uomo rispetto ad altri esseri, non impedisce che l’animale provi sentimenti molto simili a quelli umani. Sino addirittura a porre in essere strategie manipolative. L’uomo conosce il dolore dell’abbandono e della perdita. È così anche per l’animale? E quanta coscienza c’è nelle attività del gorilla a spese dell’uomo?
Chi è dunque la vittima e chi il carnefice, verrebbe da chiedersi.
Ma non è questo il tema del lavoro ZOO, nel quale Sergio Blanco indaga l’amore e le sue conseguenze, il bene e la bellezza che ne scaturiscono. Sulla scena non solo la potente e solida interpretazione di Lino Guanciale/Sergio Blanco, Sara Putignano/dottoressa Rozental e di Lorenzo Grilli/Tandzo; ci sono anche gli Impromptus di Franz Shubert e la musica pop anni ’90, tra cui Animal Instinct dei Cranberries o Take Me On del gruppo norvegese a-ah. Oltre a una chitarra elettrica, una telecamera che rimanda sul fondo della scena primi piani degli attori mentre agiscono sul palco, con deformazioni visive dovute al gioco geometrico della scenografia. Inoltre filmati dell’allunaggio di Armstrong, repentini cambi di illuminazione, una gabbia che appare e scompare dietro pesanti saracinesche.
A ciò si aggiungono fugaci incursioni di una figura storica legata ai passati fascisti del nostro Paese e di Milano: Edda Ciano. La figlia del Duce è il complemento doloroso, solo in apparenza slegato dalla narrazione, che il drammaturgo inserisce creando un forte stridore tra amore profondo e profonda crudeltà. Si tratta di brevi rimandi alla figura della figlia di Mussolini in un immaginifico dialogo con il drammaturgo in crisi letteraria. Perentoria e sdegnosa, Edda giudica e consiglia Blanco, così come pare abbia fatto con suo padre. Ma il drammaturgo Blanco in scena sceglie di guardare solo al bene. E alla bellezza, anche a quella generata dalla morte.
Autofinzione firmata Sergio Blanco. Circa due ore di spettacolo che avvincono e confermano le straordinarie capacità del drammaturgo e regista.
ZOO di Sergio Blanco, con Lino Guanciale, Sara Putignano, Lorenzo Grilli. Regia Sergio Blanco, produzione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa. Fino al 5 maggio 2022.