La Fondazione Prada dal 31 marzo ospiterà la coppia di artisti formata dal danese Michael Elmgreen (1961) e dal norvegese Ingar Dragset (1969), da anni attivi a Berlino. Il sodalizio fra i due fino al 2004 era tale anche nella vita privata, lavorando insieme dal 1995. La coppia è rimasta legata dal punto di vista artistico anche dopo la separazione sentimentale.
Elmgreen e Dragset sono artisti per vocazione, non per studi. Elmgren nasce con l’attitudine alla poesia, Dragset al teatro. Si sono incontrati a Copenaghen e da allora hanno condiviso progetti e idee per il loro futuro di artisti e uomini. Si sono focalizzati sulla percezione del corpo e a Milano, alla Fondazione Prada, portano opere che rispondono all’interrogativo: siamo diventati “corpi inutili?”.
I loro lavori non lasciano indifferenti e spesso sono spiazzanti: oggetti di uso comune sono modificati e privati dello scopo per cui sono stati concepiti, riproduzioni di corpi in pose comuni, ma non per il genere rappresentato. Ecco allora un giovane uomo in jeans appoggiato alla ringhiera che guarda e pensa: come in attesa di qualcosa. Atteggiamento tipicamente femminile, per il comune pensare. Certamente non virile.
I due non sono nuovi al ribaltamento del punto di vista e, quando fu loro commissionata la realizzazione di una scultura maschile a forma di sirena per la città danese Elsinore, i giornali locali furono sommersi dalle proteste: la proposta di Elmgreen e Dragset era troppo “effemminata”. Neanche a Londra andò meglio e, nel 2011, si guadagnarono l’antipatia di Boris Johnson con l’installazione per Trafalgar Square in onore dell’ammiraglio Nelson: un ragazzo in pantaloncini corti su un cavallo a dondolo. Un’opera che Johnson non voleva fosse un “memoriale contro la guerra”.
Comunicativi, espressivi, irridenti. Superano la banalità del reale trasformando corpi e oggetti in possibili alternative per altri scopi. Non frequentano i social se non in rare occasioni, non amano che le opere siano definite ironiche o provocatorie. Esse sono invece la rappresentazione artistica della realtà, tramutata secondo regole che non appartengono al politicamente corretto. La troppa politica e i troppi populismi richiedono che si alzi alta la voce dell’arte col suo potere di cambiare le cose. E così “L’arte deve fare un lavoro migliore per non essere in una torre d’avorio” e “Non essere troppo ermetico. Non essere a porte chiuse”. Elmegreen e l’arte delle porte aperte al migliore dei cambiamenti.
USELESS BODIES?, Elmgreen & Dragset, Fondazione Prada, 31 marzo – 22 agosto 2022.
Leggi anche: Estinzione e sopravvivenza al Piccolo Teatro di Milano