Un pianerottolo sul quale si aprono cinque porte piene e una di vetro, l’unica dietro la quale si scorge luce o buio. Due cassette della posta. Un termosifone. Questa è la scena di Aucune idée, spettacolo ideato e diretto dal disallineato Christoph Marthaler, Premio Internazionale Ibsen 2018. Il regista svizzero di lingua tedesca, classe 1951, si è formato all’École internationale de théâtre Jacques Lecoq, dove la creazione artistica viaggia in simultanea con il movimento dei corpi, spogliati di ogni pensiero critico e pregiudizio. Il teatro fisico è la rappresentazione profonda oggettivizzata e privata di sovrastrutture. E così l’attore, per sottrazione, diventa esso stesso rappresentazione della verità, la più pura possibile. Sono le premesse per un teatro in cui il corpo, e la poesia che da esso scaturisce, sia il mezzo per raccontare delle storie.
Il lungo sodalizio di Marthaler con l’attore scozzese Graham F. Valentine, attore-figura incarnazione di assoluto espressionismo corporale e sonoro, si riconferma in Aucune idée, un titolo in linea con il messaggio “politico” dello svizzero. Un titolo per tutti è Stunde Null, lavoro carico di una profonda, violenta ed esilarante satira.
Come spesso accade nei lavori di Marthaler, sono le improvvisazioni e l’intreccio fra le azioni visive e sonore a dare vita alla trama. Dunque, in Aucun idée la storia è quella di un pianerottolo e delle anime che lo calpestano. Sul pianerottolo si incontrano due bizzarri vicini di casa, Graham F. Valentine e il musicista Martin Zeller, suonatore di viola da gamba e violoncellista barocco.
Ecco allora che si susseguono con lentezza quadri di vita quotidiana, al suono di Jean-Sébastien Bach, Franz Schubert (fra gli altri), intervallati da lotte con gorgoglianti tubazioni di acqua e un termosifone rumoroso. Questo poi, staccato dal muro e portato nel mezzo del palco, perde la propria natura e diventa leggio. Da qui una magnifica prova dello scozzese Graham F. Valentine, inquilino allampanato, perfettamente British style, mentre declama Ribble Bobble Pimlico di Kurt Schwitters, poggiando il testo della famosa poesia visiva sull’improvvisato leggio-termosifone. Le parole si fanno suono fra variazioni tonali e ritmiche. Un capolavoro.
Un avvicendamento di situazioni che si muovono sul declivio dell’assurdo, grottesco, ironico. Così i due vicini di casa escono da una porta per ricomparire da una delle altre poste in scena e si muovono fra ingenui pensieri palesati da voci fuori campo. Si intuisce che vivono cani, che qualcuno guarda la televisione, si odono suoni che evocano una vita condominiale attiva. Mentre i due protagonisti, fra improvvisazioni sonore e pezzi classici suonati dal vivo da Martin Zeller, alternano colloqui seri a spiazzanti “avrebbe un po’ di farina e due uova?”.
Sdrammatizzazione di vite nelle quali è meglio non avere idee, anziché troppe e confuse.
Aucun idée, ideazione e regia di Christoph Marthaler, drammaturgia di Malte Ubenauf, scene di Duri Bischoff, musica di Martin Zeller, con Graham F. Valentine e Martin Zeller, produzione, Théâtre Vidy.
Triennale Milano, nell’ambito di FOG festival 2022, stasera 16 marzo l’unica replica, dopo il debutto di ieri.