The Kremlin’s leader has spread very hard words as a consequence of the more and more numerous and different sanctions that the Western international community has launched against Russia (https://www.rt.com/russia/550767-putin-nuclear-deterrent-forces-order).
Putin is very far from a victory
A climate of nervousness reigns in the halls of the Kremlin regarding a war turns it into an occasion for a global condemnation of the former KGB chief’s regime.
A war that is far from a victory so that this situation threatens to provoke a upheaval of the
leadership in Moscow.
Although he is a good chess player, Tsar Vladimir is in danger of suffering a sensational “checkmate”, squeezed between internal dissent and the irritation of the oligarchs businessmen and the mounting international hostility.
His strengths, army efficiency and energy resources
There were two strengths on which he could count: army efficiency and energy resources. The morale of the great army
mobilized to occupy little Ukraine is certainly not skyrocketing.
Almost always the attackers (street by street ) have lost (Stalingrado docet). Anyway, even if not, who can prevent the conflict from continuing as a partisan war supported by Westerners for months and perhaps years?
Also, a stable occupation of the whole Ukrainian territory how much could cost economically speaking?
The gas and oil resources
As for the energy resources gas and oil not necessarily have to come from Russia. Putin is showing himself to be a man of the past, when the then USSR was crushing the tracks of his Hungarian and Czechoslovakian tanks. The world has changed and many conflicts are now being fought for peace and legality. Russian citizens begin to note that no one is besieging Russia, and if the dross of the past still can generate grudges, they concern small minorities that do not make history.
The history’s lesson
Finally it is very strange that a man accustomed to reflecting on war and peace does not have
understood an undeniable truth. You can win a war against an army, but not against a people, unless one is willing to carry out a genocide. Undoubtedly, Vietnam and Afghanistan have proved this.
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Gli effetti della resistenza di Kiev e delle sanzioni internazionali
Ordini di “deterrenza speciale” anche per gli ordigni nucleari
Parole gravissime quelle pronunciate dal leader del Cremlino riguardo alle sanzioni sempre più numerose e pesanti che da ogni parte piovono su Mosca (https://www.rt.com/russia/550767-putin-nuclear-deterrent-forces-order).
Putin ha dato l’ordine di allerta alle forze di “deterrenza speciale”, che comprendono anche ordigni nucleari, giustificando tale scelta di fronte alle minacce che l’Occidente si è “permesso” di indirizzare alla Russia.
Nervosismo nel Cremlino
Si evince con estrema chiarezza il clima di nervosismo che regna nelle sale del Cremlino di fronte a una guerra che si sta trasformando in una occasione di condanna planetaria del regime dell’ex capo del KGB.
Una guerra che è ben lontana dall’essere vinta e che non si può perdere in maniera indecorosa, pena un cambio di leadership a Mosca.
Benché sia un buon giocatore di scacchi, lo zar Vladimir questa volta rischia di subire un clamoroso “scacco matto”, schiacciato fra il dissenso interno, l’irritazione degli oligarchi affaristi e la montante ostilità internazionale.
La sua forza, l’esercito e le risorse energetiche
Due erano i punti di forza sui quali poteva contare: l’efficienza dell’esercito e le risorse energetiche. Il morale della grande armata mobilitata per occupare la piccola Ucraina non è certamente alle stelle. I combattimenti strada per strada hanno visto quasi sempre perdenti gli assalitori (Stalingrado docet). E anche in caso contrario, chi potrà impedire la prosecuzione del conflitto come guerra partigiana appoggiata dagli occidentali per mesi e forse per anni ? Quanto potrebbe costare economicamente una occupazione stabile di tutto il territorio ucraino ? Quanto alle risorse energetiche il gas e il petrolio non si trovano solo in Russia.
Putin, un uomo del passato
Putin sta mostrando di essere un uomo del passato, quando l’allora Urss schiacciava sotto i cingoli dei suoi carri ungheresi e cecoslovacchi. Il mondo è cambiato e dopo l’esperienza di tanti conflitti ormai si combatte per la pace e la legalità. I cittadini russi incominciano a constatare che nessuno assedia la Russia, e se le scorie del passato possono ancora generare rancori, essi riguardano piccole minoranze che non fanno la storia. Infine è incomprensibile come un uomo abituato a riflettere sulla guerra e sulla pace non abbia capito una verità incontrovertibile. Si può vincere una guerra contro un esercito, ma non contro un popolo, a meno che non si sia disposti a operare un genocidio. Il Vietnam e l’Afghanistan questo lo hanno dimostrato al di là di ogni ragionevole dubbio.
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I preamboli degli ultimi due giorni
Il dissenso interno e l’isolamento internazionale
L’avanzata di Mosca verso l’interno del Paese sembra rallentare. Secondo i funzionari americani le linee di rifornimento di carburante e munizioni si mostrano molto vulnerabili, e l’aviazione ucraina impedisce ancora agli avversari il pieno dominio dei cieli. Ma soprattutto i russi non stanno vincendo la guerra dei convogli, assolutamente cruciali per la prosecuzione della guerra. Le immagini che arrivano in Occidente mostrano una grande quantità di mezzi di trasporto russi adibiti ai rifornimenti neutralizzati ai bordi delle strade di grande comunicazione. È presumibile che una sorta di guerra partigiana sia in atto e dia risultati che la leadership di Mosca non si aspettava. A Kharkiv, la seconda città dell’Ucraina, si combatte già nelle strade.
La NATO alza la voce e attiva la forza di risposta rapida
Sollecitata dalle preoccupazioni degli Stati ex sovietici dell’Est europeo, la NATO per la prima volta nella sua storia attiva la forza multinazionale di risposta rapida. Non si tratta ancora di uno schieramento dei 40.000 uomini che la compongono, ma di una mossa di deterrenza che metta sull’avviso i leader del Cremlino. Il Presidente Biden ha dichiarato che Putin non è riuscito a dividere l’Occidente e che l’Alleanza manterrà la porta aperta agli Stati che vogliano condividere e difendere i valori a cui essa si ispira. Il segretario della NATO Stoltenberg ha rincarato la dose ribadendo che occorre fare di più per difendere l’autonomia dell’Ucraina. Nel tardo pomeriggio di sabato gli Usa e la Ue hanno preannunciato l’espulsione di alcune banche russe dal sistema SWIFT.
Nel frattempo Repubblica Ceca, Paesi Bassi e Portogallo hanno annunciato l’invio di armi difensive, come i missili Stinger antiaereo, al legittimo governo di Kiev. La Germania invierà 500 Stinger e 1.000 armi anticarro. Molti Paesi occidentali hanno chiuso lo spazio aereo ai voli di compagnie aeree russe. Perfino il governo cinese prende le distanze da Mosca e rivendica l’autodeterminazione dell’Ucraina.
Guerra informatica e manifestazioni di dissenso mettono a dura prova Putin
La guerra si sviluppa anche via etere: il ministro per la trasformazione digitale ha invitato tutti gli esperti IT e gli hacker di tutto il mondo a sabotare le comunicazioni delle più importanti istituzioni russe, pubblicando tutti i dati che ne facilitano l’individuazione.
Nelle città russe si reprimono con estremo rigore (e con violenza) le manifestazioni di protesta, tanto che la polizia invita anche piccoli gruppi di più di tre persone a sciogliersi immediatamente pena l’arresto, la schedatura e la detenzione. Sono stati effettuati almeno 2.700 arresti. La censura del Cremlino ha intimato a giornali e website russi di non usare le parole “invasione” e “vittime civili” allo scopo di non alimentare le proteste popolari (Homoatrox, CC0, attraverso Wikimedia Commons)
L’organizzazione interna all’Ucraina
Due cose probabilmente Putin non si aspettava quando ha pianificato l’aggressione all’Ucraina: la tenace resistenza che viene opposta in questi giorni alle truppe d’occupazione e l’indignazione del mondo civile di fronte a una guerra insensata e sanguinosa. Da parecchi mesi l’esercito ucraino era stato rifornito di armi dai Paesi occidentali e, verosimilmente, è stato addestrato da ufficiali che conoscono i moderni armamenti e le strategie per opporvisi. Ovviamente è prevedibile che alla fine la superiorità numerica dei russi avrà la meglio, ma il prezzo di tutta l’operazione in termini umani si preannuncia molto alto.
Non tutti per Putin, in Russia
La semplice conquista dei centri urbani maggiori, infatti, non impedirà una qualche forma di guerra partigiana, organizzata nelle campagne e appoggiata da aiuti clandestini delle democrazie. Così se non si raggiungerà una pacificazione ragionevolmente accettabile dalle due parti, si rischia una guerra di lunga durata nel cuore dell’Europa.
Gli osservatori hanno l’impressione che non ci sia stata unanimità intorno a Putin nella scelta dello scontro armato. Essa è stata accettata per il totale controllo che il Presidente esercita sulle forze armate, ma il fallimento del blitzkrieg programmato ha deluso non pochi fra i suoi sostenitori.
Il sentimento dei giovani russi
Putin probabilmente non aveva neanche valutato bene la reazione dell’opinione pubblica internazionale. Indipendentemente dalle sanzioni che colpiranno Mosca, sta emergendo un rifiuto viscerale dei metodi che l’ex capo del KGB ha adoperato in questa circostanza: falsità, propaganda inverosimile ai tempi di internet, mancanza di rispetto per le normali prassi diplomatiche, indifferenza riguardo ai costi umani di un conflitto. I giovani russi sono orgogliosi della loro appartenenza nazionale, ma non amano la violenza. Già al terzo giorno di guerra il governo è stato costretto a bloccare Facebook per evitare che il popolo russo si rendesse conto di ciò che stava effettivamente accadendo. Atleti e uomini di spettacolo russi molto famosi tramite i loro account hanno deprecato le scelte del Presidente e denunciato i suoi metodi dittatoriali. Le manifestazioni sportive e canore che si dovevano tenere in Russia sono state annullate in segno di protesta. Agli aerei russi adibiti ai viaggi turistici è impedito di percorrere le tratte che hanno sempre praticato.
Il capitalismo e la Russia
Ma soprattutto le manifestazioni pro Ucraina libera che si sono tenute nelle piazze delle maggiori città del mondo contribuiscono a sminuire non poco la popolarità di Putin in patria. Difficilmente la vecchia storia della santa madre patria accerchiata dai capitalisti potrà risultare convincente, anche perché ormai il capitalismo – con le sue peggiori componenti – è di casa in Russia. Gli oligarchi amici (e nemici) di Putin non saranno contenti di vedere parte della loro ricchezza congelata nei forzieri delle banche occidentali e probabilmente si chiedono se ciò fosse necessario. Si legge sui giornali e sui siti web controllati dal partito che la Russia non ha bisogno di relazioni diplomatiche con l’Occidente. Ma non è vero. Questo poteva valere per l’Urss prima del 1989 e non è possibile fare girare le lancette della storia al contrario.