Nella lingua spagnola, la parola che traduce il termine italiano “sviluppare” è “revelar”. Come a suggerire che il processo per cui la realtà diventa fotografia non comporta solo la trasformazione di cristalli d’argento, ma implica anche una dimensione metafisica.
“Las Babas del Diablo” di Julio Cortázar e il “Blow-Up” di Antonioni
La fotografia sembrerebbe mettere a nudo la verità più riposta dietro la realtà percettiva. Un tema affascinante, che è stato indagato da scrittori, poeti e cineasti. In particolare da Julio Cortázar nel racconto “Las Babas del Diablo” e da Michelangelo Antonioni in “Blow-Up”. Nel primo caso, la verità che viene rivelata riguarda la dimensione del futuro (ciò che sta per succedere); nel secondo, la verità rivelata rimanda al passato (ciò che è realmente accaduto.) Siamo nei territori del surrealismo e del “who done it?” della detective story.
Il vecchio rapporto tra fotografia e pittura
Ma il tema della rivelazione riguarda anche un altro ambito importante, classico ma sempre fertile ed esplorabile. Si tratta del vecchio rapporto tra fotografia e pittura. Storicamente, con la nascita della fotografia, il compito della pittura è sembrato esaurirsi. Secondo la linea evolutiva che identificava il progresso dell’arte con il perfezionarsi dell’accuratezza percettiva, effettivamente la fotografia sembrava aver portato alle estreme conseguenze, se non alla conclusione, le ricerche sulla resa della realtà.
La società dell’immagine e il senso delle cose
Oggi siamo tutti consapevoli che questo criterio sul progresso artistico ha creato profondi equivoci. Lo abbiamo scoperto sulla nostra pelle. Viviamo nella società dell’immagine (eminentemente fotografica e videografica) ma non ci siamo avvicinati di un millimetro al senso delle cose, alla verità più riposta. Tutt’altro. L’immagine è sempre più simulazione, nel momento in cui sembra identificarsi con la realtà accade sostituisce questa con l’illusione. Ma se l’astrattezza ci fa ammalare, l’astrazione ci può curare. Sì, con l’astrazione pittorica, perché l’arte, anche quella iperrealistica, non è mai simulazione, ma attività cognitiva, tensione alla conoscenza.
La verità aumentata
“Blow-Up, le Verità Rivelate” potrebbe essere un titolo avente per oggetto proprio lo scarto di verità tra la fotografia e la pittura. La pittura prova ad esprimere quello che la fotografia, dicendo tutto, non dice. La pittura è testimonianza di questa doppia verità, che non è solo complementare, ma è anche verità aumentata.
Di quale storia si tratterà? Ecco un’ipotesi: la storia che nascerà dall’incontro tra un fotografo e un pittore che, insieme, trovano uno stratagemma narrativo in grado di attrarre l’attenzione del pubblico e trascinarlo, con la forza dello storytelling, in una dimensione dove le verità si potranno rivelare in tutta la loro forza ed evidenza.