Buon senso e buona comunicazione
Buon senso e buona comunicazione non possono essere asimmetrici o dissonanti o divaricati, se non a scapito di un buon messaggio. Cosa è il buon senso? É buona pratica sempre verde sulla base di esperienza consolidata o della tradizione. Una pratica che può accompagnarsi al valore aggiunto di ragionamenti economici: non solo denaro ma anche, per esempio, rapporto tempo/qualità negli obiettivi da raggiungere. Che se poi tiene conto anche di altre possibili varianti, allora il buon senso sarà altamente praticato, cioè ancora più affidabile.
Cosa è la buona comunicazione?
Cosa è la buona comunicazione? Per prima cosa, nel nostro tempo, essa è agli antipodi delle fake news, che in sé può essere una “buona” fake news. La valutazione per stabilire se si tratta o no di una buona comunicazione dipende dal mittente, da quello che rappresenta e dall’obiettivo prefissato. E così, per un’azienda legata al mercato la buona comunicazione è quella efficace, quella cioè che attrae, colpisce, si incide e stimola all’acquisto.
Lo stato e buona comunicazione
Se si tratta di uno stato? In questo caso quanto appena detto non c’entra più. La comunicazione da parte di una nazione è innanzitutto etica e funzionale alla protezione e al bene dei propri cittadini o amministrati. Non può trattarsi quindi né di mero mercato né di fake news. Ma c’è una forma sibillina che gli amministratori talvolta usano. Non si tratta né di fake news, e neanche di buona comunicazione. La forma sibillina è quella reticente, che non dice cose sbagliate, ma semplicemente omette dati che trascurabili non sono. E quindi è lontana dalla buona comunicazione, quest’ultima dovendo essere dotata di correttezza, precisione, interezza.
Le comunicazioni sui vaccini
Andiamo all’osso: dire del ruolo fondamentale del vaccino per contrastare il virus è giusto e importante. Non dire in modo esplicito e chiaro che il vaccino non esclude che il vaccinato possa contagiare gli altri e possa essere contagiato dagli altri (sia pure, salvo eccezioni, con una aggressività non severa), questa non è una buona comunicazione. Nella fattispecie, è oggettivamente pericolosa. Si fa riferimento in questo caso alla comunicazione ufficiale degli organi statuali preposti. Chi ha conoscenza specifica o chi è abituato a valutare, per studi generali o forma mentis o esperienza diretta della cosa pubblica magari è in grado di fare alcuni ragionamenti e trarre, col buon senso, talune opportune conclusioni. Che per fortuna, sono state offerte al pubblico da specialisti anche autorevoli a incidentale completamento della comunicazione ufficiale pazienza se queste integrazioni sono arrivate spontaneamente in mezzo a talk show, risatelle e caccia all’audience.
Il vaccino come protezione assoluta: una semplicistica conclusione
Ma la stragrande maggioranza della gente che non ha particolare possibilità di farsi un’idea propria, presa da scoraggiamento e incredulità o stanca e incline a cercare alibi, anche se ha qualche dubbio tende a concludere che il vaccinato sia immunizzato e non corre pericoli. Un messaggio che, sia pure tardivamente, ha cominciato ad esser ufficialmente diramato è stato questo: che il vaccino protegge contro le complicazione severe o pericolose. Verosimilmente sarà così, quanto meno in termini di riduzione dei casi. Forte di questo, la stragrande maggioranza ha concluso che essere vaccinati significa essere assolutamente protetti. In alcuni casi, trattandosi di conoscenti miei neanche ignoranti, ho preferito non replicare a questo commento: tu sei vaccinato, vero? Noi pure, allora, perché mettere la mascherina; perché non andare al cinema o dentro a un ristorante al chiuso, visto che fuori fa freddo? Perché rispettare il distanziamento? Tu puoi provare a dare il tuo punto di vista prudenziale suffragato da cose scientifiche sentite o lette da fonti scientificamente autorevoli, ma di guarderanno male. Se ti va bene ti considerano uno esagerato da compatire.
SIGNORI TUTTI: vaccinarsi è fondamentale per tenere a bada il virus e le sue varianti ed è fondamentale anche se non ci protegge interamente, anche se col passare delle settimane e dei mesi la protezione si abbassa e bisogna passare a una successiva dose. MA attenzione: anche nel pieno della protezione è possibile contagiare e contagiarsi.
Domande per i virologi
Domanda che faccio ai virologi e simili: in percentuale e col senso delle probabilità, sono più affidabili, nella vita di relazione, i non vaccinati che fanno il tampone 2-3 volte a settimana o i vaccinati che, dotati di green pass, ritengono di fare tutto ciò che vogliono? Questo lo si dice proprio per salvaguardare la buona comunicazione, e non certo per concludere che è meglio fare i tamponi anziché vaccinarsi. Che sarebbe un errore enorme. Come è un errore enorme non informare a 360° e con insistenza i cittadini. Viva il buon senso! E viva la buona comunicazione etica!