Nuovi cigni
Due stormi di cigni danzanti volano online e in scena, il primo dai cieli tedeschi, The Dying Swans Project, di Eric Gauthier Dance Company-Theatherhaus Stuttgart, il secondo da quelli italiani, per la serie Swans never die, promossa da Mnemedance, per “mantenere la memoria della storia”, con numerosi partner ad opera di Susanne Franco, docente all’Università Ca’ Foscari di Venezia.
Cigni online
Nel web, l’obiettivo del progetto The Dying Swans di Eric Gauthier è di aprire una nuova prospettiva durante il lockdown per ben 64 artisti della danza, della coreografia, della musica, del cinema: 16 coreografi, 8 donne e 8 uomini, hanno creato ciascuno un solo per i 16 componenti della Dance Company Theaterhaus Stuttgart.
La commissione include le partiture originali e le riprese filmate dei 16 pezzi. The Dying Swans Project è stato pensato anzitutto in forma di video clips, disponibili sul canale Youtube di Gauthier.
Cigni live
Bolzano Danza, quest’anno intitolato al tema Swan, ha presentato sulle scene del Teatro Comunale in formato live il programma Swan Lakes di Gauthier Dance, compagnia associata nell’ultimo triennio al festival alto-atesino.
Quattro coreografie hanno omaggiato/ridisegnato il capolavoro ottocentesco di riferimento. Si tratta di Le Chant du cygne: le Lac di Marie Chouinard, con il tutù e le scarpette da punta, ma indossate sulle mani dalle ballerine, che cantano Un violador en tu camino, l’inno cileno di lotta delle donne e Swan Cake di Hofesh Schechter, autore anche della musica per questa sua celebrazione del movimento.
Seguono poi Untitled for seven dancer di Cayetano Soto, in bianco e nero, sulla trasformazione da esseri umani in cigni; Shara Nur di Marco Goecke che prende nome da un lago russo dalle rosee acque curative e si vale del canto di temi di Björk.
Bolzano Danza, che è pure parte della rete italiana Swans never die di cui sopra (Lavanderia a Vapore/Piemontedalvivo/Dams/COORPI/Mosaico Danza a Torino, Gender Bender a Bologna, Triennale di Milano, Teatro Grande di Brescia) ha programmato anche altri due omaggi contemporanei alle creature-simbolo del balletto romantico: Swan di Kor’sia, cioè Antonio de Rosa e Mattia Russo, firmatari di un solo contro l’inquinamento che uccide, e Swan Blast di Olivier Dubois, nelle piume di una sorta di papero vagante per la città ucciso da un colpo di pistola.
I cigni non muoiono mai
A Bassano del Grappa ha debuttato l’intera palette di creazioni Swans never die, 5 nuovi lavori più il solo novecentesco originale di Fokin che fu il biglietto da visita della Divina Anna Pavlova interpretato come chiusura da Virna Toppi della Scala.
Meritevole di attenzione è il segno del collo di cigno (le braccia levate oltre la testa, il polso piegato). Esso è evidente in tutti i lavori, al di là che si tratti dello stormo sul lago ciaikovskiano o del cigno morente solitario fokiniano. Camilla Monga (Swaën) lo ha usato in rotazione e rivoluzione su se stessa, in camicia bianca e pantaloni neri, su un bel sound jazz dove filtra la musica di Saint-Saëns.
Il Collettivo MINE lo ha disegnato in una sorta di corpo di ballo a cinque con gli intrecci virtuosistici di braccia della salsa in ogni combinazione (Living like I know I’m gonna die), una bella procedura già rivelatasi molto efficace nel Sacre di Emanuel Gat del 2004-2015; Chiara Bersani ha vocalizzato le strida sibilanti dei pennuti vestita di paillettes su una pedana addobbata di tendine di perle (L’animale).
I breakers Antonio Tafuni e Nagga Giona Baldina hanno giocato anche su gambe-zampe in dialogo grintoso tra loro a cura di Philippe Kratz, su musica del poliedrico John McGrew e del gruppo Alfa 9 (Open Drift), Silvia Gribaudi, issata su punte ironicamente anti-estetiche, ha condiviso il gesto del cigno con il pubblico, invitato a mimare le ali (Peso piuma). I cigni “alternativi” abiteranno le sponde europee, qui e là, tutto l’anno.