Sono tante ormai le startup che si occupano di comunicazione. Ma non sempre sappiamo bene in cosa consista esattamente il loro lavoro. Io stessa mi trovo in questa condizione, avendo studiato altre cose. Ho pensato quindi di offrire un’occasione di approfondimento grazie alla disponibilità di Davide Burchiellaro, un esperto di larga esperienza tra giornalismo e comunicazione di punta, da un anno fondatore e amministratore delegato di Officine Millennial.
Davide Burchiellaro: la carriera
Ma chi è, qual è la sua storia? Eccola. Come giornalista ha iniziato a lavorare mentre studiava scienze politiche all’università di Bologna. Dal 1991 a oggi ha lavorato per una trentina di testate ma la sua carriera è segnata da due “fidanzamenti” importanti – così si esprime Burchiellaro – con due testate: Panorama, dove ha lavorato dal 1992 al 2006, e Marie Claire dove è stato responsabile del sito marieclaire.it e poi vicedirettore della rivista Marie Claire dal 2007 al 2020.
Davide Burchiellaro e l’evoluzione dell’editoria
Queste le parole di Davide: “Di solito sintetizzo i miei ultimi 10 anni di lavoro – dice il tutor di vari millenial attivi nella sua azienda – dicendo che ho fatto un po’ il badante e un po’ il baby sitter, perché ho vissuto l’evoluzione del giornalismo da due punti di vista. Da una parte quello dell’editoria cartacea tradizionale, costosa, inquinante, con professionisti talvolta demotivati, ma anche con una grande capacità di approfondimento; dall’altra quello dell’editoria online, della “svalutazione” dei contenuti, e dell’arrivo dei social network. Il primo profilo social di marieclaire.it fu MySpace, nel 2007. Quando lo aprii, molti colleghi mi guardarono con un misto di indignazione e paura del futuro. Sono stati tempi epici, faticosissimi ma anche meravigliosi. Insegnare a un gruppetto di ragazze 20enni come si faceva questo lavoro è stato entusiasmante, perché da loro stesse ho capito come il contenuto digitale si sarebbe espanso.”
Una figura, Davide Burchiellaro, che in tempi non sospetti aveva già capito e strizzato l’occhio a quello che sarebbe diventata l’editoria. Non penso, certo, che l’editoria cartacea sia del tutto morta. Tuttavia non si può negare che attualmente tutto ciò che riguarda internet ha fatto un bel balzo in avanti, mettendo in difficoltà quello che per molto tempo è stato l’unico modo di fare editoria.
“Come è nato questo progetto di Officine Millennial e perché?”
“In realtà mi stupisco ancora oggi, a un anno dalla fondazione di Officine, di come il mio approccio non sia per niente cambiato. La mia bussola era la qualità dei contenuti prima e lo è anche adesso. Anche se, è chiaro, oggi produciamo contenuti liquidi in grado di adattarsi a contenitori digitali anche molto diversi tra loro, come le app, gli assistenti vocali, e le piattaforme podcast o quelle della tv in streaming e addirittura linguaggi più vicini al videogame che ad altre forme di comunicazione giornalistica. Il testo scritto o si adatta o perde il suo valore. Il progetto Officine Millennial nasce proprio dalla necessità di far sì che i contenuti e gli algoritmi trovino finalmente la pace”.
“Purtroppo questo obiettivo è difficile da perseguire all’interno delle case editrici tradizionali. Hanno giornali prestigiosi che costano molto, ma dedicano ancora poche risorse per la sperimentazione digitale. Anche se lo fanno, a volte con buoni risultati. Hearst Magazine, per esempio, dove sono rimasto consulente digitale, favorisce una grande circolazione di idee, dati ed esperimenti. Questo perché nella sua sede americana lo sviluppo digitale è all’avanguardia e si fanno studi e acquisizioni di piattaforme e database. Anche da questo flusso ho potuto capire che continuare a dedicare tanto lavoro alla rivista non mi avrebbe aiutato a reinventare il mio futuro”.
“Raccontaci del tuo team e delle persone che collaborano con voi”
“Sono sempre stato fortunato, ho sempre incontrato ragazzi con molta voglia di imparare dalla mia esperienza e anche questa volta è andata così. Il gruppo di lavoro di Milano è formato da molti under 30, ragazze e ragazzi svegli e per nulla presuntuosi, che sanno che cosa sia l’umiltà e il lavoro duro e io non vedo l’ora di premiarli come meritano. Anche se hanno la brutta abitudine di definirmi boomer, mentre io sono orgogliosamente della generazione X. A questi giovani cerco di passare un po’ di quello che ho imparato ma anche loro mi tengono vivo professionalmente facendomi capire i loro linguaggi e i loro gusti. Tutti elementi importanti perché l’unica vera utilità del dividere il mondo in millennial e genZer è quella di capire come le persone mettono in gioco i loro talenti e i loro difetti in vista di un futuro semplice e sereno.
[… ] Oggi invece, dopo 13 anni di cadute economiche che hanno visto crescere ragazzi poco fiduciosi nel futuro, qui abbiamo degli Hero: degli eroi, appunto, rispetto ai quali noi abbiamo vissuto tempi sicuramente migliori, mentre i loro genitori addirittura hanno potuto pensare davvero in grande il loro futuro. Anche questo lavoro può portare una maggiore consapevolezza di sé, per questo li faccio esercitare nella scrittura per la nostra testata themillennial.it, dove cerchiamo di raccontare sogni aspirazioni emozioni e tendenze di mercato di queste due generazioni bistrattate.”
Una realtà nuova, vivace e piena di giovani; è così che il mondo dovrebbe girare, dando la possibilità a giovani professionisti del lavoro di mettersi in gioco, di interfacciarsi con persone e professionisti di maggiore esperienza. Sono convinta che un team così eterogeneo sia la carta vincente per ogni realtà. Boomer più i millennial: un’accoppiata vincente.
“Ma cosa è precisamente Officine Millennial?”
“Officine Millennial è un modo per uscire da un loop in cui quasi tutti siamo finiti, quello per cui consideriamo la tecnologia il fine e non il mezzo. Diceva McLuhan, il primo studioso dei mass media, ora un po’ dimenticato e sempre meno studiato, che il mezzo è il messaggio. Era un modo per sottolineare come un testo, un film, una radiocronaca siano fortemente influenzati dal mezzo nel quale si trovano a viaggiare. Rimane una valutazione valida ma oggi tutti sembrano pensare e agire al contrario, come se il messaggio fosse il mezzo. Dunque quello che facciamo non è nulla di particolarmente nuovo per me, lavoriamo per aziende, consorzi, realtà pubbliche e private con l’obiettivo di aiutarli a districarsi nella comunicazione dei loro prodotti e servizi e cercando di costruire intorno a loro un mondo di valori aggiunti umani, anche se con l’aiuto dell’intelligenza artificiale.
Questo significa che accettiamo con piacere di occuparci, per esempio, di gestione dei social network, purché si accetti il nostro modo di fare contenuti, ovvero quello giornalistico [… ] La narrazione, lo storytelling non sono altro che parole altisonanti per descrivere qualcosa che si deve fare con tanto lavoro, molta umiltà, tantissima curiosità. Curiosità di capire, di scoprire, di cogliere che cosa è davvero capace di emozionarci più che di manipolarci.”
“Come hai fatto a far conoscere in poco tempo Officine Millennial? Quale è il segreto?”
“Non posso dire che siamo così conosciuti da starcene tranquilli alla scrivania ad aspettare che qualcuno ci telefoni per chiederci di costruire storie e contenuti. Però posso dire che quelli che ci conoscono hanno scelto di lavorare con noi per la nostra formula che non garantisce crescita veloce di popolarità, che prende i dati per quello che sono, senza diventare quantofrenico, dipendente dalle performance di un articolo, dalla viralità di un post o da altre situazioni misurabili. Quando sentiamo la parola community, in pochi ricordiamo l’origine e le speculazioni filosofiche, psicologiche e sociologiche sul termine.
Comunità è interazione tra gruppi di persone che creano legami forti intorno a interessi comuni, agendo in base a valori condivisi. Per questo una community di valore non deve necessariamente essere composta da un milione di persone diverse con l’unico interesse comune per esempio, della moda. Meglio community più piccole ma dove la relazione è umana oltre che commerciale; dove ciò che accade nella vita quotidiana di qualcuno influenza la vita, le emozioni e la vicinanza di qualcun altro. Ecco questo è il modo in cui vorrei che Officine Millennial si facesse conoscere.”
“Quali sono i progetti più innovativi che hai intrapreso insieme al tuo team e che vorrete intraprendere? cosa ti aspetta dal futuro per Officine Millennial, qual è il punto di arrivo che si vuole raggiungere?”
“Il progetto più importante che stiamo portando avanti come startup innovativa è un algoritmo di intelligenza artificiale che consenta di creare una “casa” per tutti i contenuti prodotti per un cliente. Uno strumento di programmazione, archiviazione e monitoraggio dei contenuti che possa fornire la memoria storica della vita di un’impresa, e che consenta di facilitare la distribuzione e l’uso dei materiali quando si deve creare una nuova strategia di comunicazione.”
“Visto che il mondo e le aziende stanno cercando di diventare sempre più a impatto zero, ci sono progetti futuri riguardanti gli animali, la natura e la sostenibilità?”
“Se fosse per me, farei soltanto quello [… ] Amo gli animali, negli anni scorsi ho fornito con grandissimo piacere la mia consulenza gratuita al Wolf Apennine Center, una realtà del progetto europeo MIRCO lupo basata a Ligonchio nel centro del Parco nazionale dell’Appennino tosco-emiliano. L’obiettivo era ed è diffondere la cultura del rispetto del lupo, che spesso è descritto come una piaga pericolosa per le persone, quando invece è l’animale che più di tutti elude l’uomo. [… ] Il mio impegno nei social del WAC si è concentrato sul debunking delle notizie false messe in giro da piccoli gruppi di interesse locale ma ben diffuse dalla stampa locale. Ho letto di tutto, cose da film dell’orrore, ovviamente false. Branchi di lupi che assediavano famiglie costrette a rifugiarsi sul tetto, predatori avvistati in piazza Maggiore a Bologna nelle notti di luna piena. Non dubito che ci siano, ma sicuramente sono predatori umanissimi.
Insomma, i social hanno dato la parola a tutti e però a volte questa parola fa danni. Come talvolta fanno danni i cartoni animati che descrivono la natura come un paradiso di cucciolotti fuffolosi. Questo per dire che proprio nei confronti degli animali e della natura Officine Millennial vuole proporre progetti di social responsibility alle aziende che producono petfood, accessori e farmaci veterinari. Abbiamo un consulente veterinario con il quale per esempio abbiamo messo a punto un dispositivo anti abbandono per non dimenticare mai i nostri amici in auto con il caldo. Ma abbiamo anche in mente strumenti digitali per combattere la piaga del randagismo al Sud. Insomma siamo carichi anche su questo tema e quindi speriamo che le aziende capiscano il nostro impegno.”
I progetti di CSR
Ormai è ben avanzata la tendenza, da parte delle aziende, a diventare a impatto zero, per preservare la natura e il nostro pianeta. Abbiamo un solo pianeta, e non viene trattato nei migliori dei modi. Si trascurano però gli animali, come se non facessero parte della natura. Basti pensare a tutte le specie in via d’estinzione a causa dell’uomo o quelle che ormai si sono estinte. Tra l’altro è proprio una genialata l’idea, di cui ha parlato Davide Burchiellaro, del salvavita per i cani in auto. Un’idea che sicuramente salverà tanti cani e probabilmente farà diventare le persone più responsabili verso di essi.
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