Is Taiwan part of the People’s Republic of China or can it claim a total autonomy, as well as international recognition together with its sovereignty? Actually, the problem hasn’t been solved peacefully for many years.
A tense dispute between Beijing and Taiwan
For years now, international diplomacy has committed to the dispute between over the island’s sovereignty.. It is worth to go back to December 7, 1949 when, following a long civil war on the continent, the Kuomintang nationalists defeated by Mao’s communists withdrew to the island. For many years the international community assigned the representative seat of the UN to Taiwanese diplomats.
On the other hand Communist China wasn’t part of it. In 1971 the United States considered it was opportune to to recognize the People’s Republic of China and so welcomed a representative, by replacing that of Taiwan. Beijing declared that Taiwan was only a rebellious province and that it would return to its sovereignty.
Over the years, the island, supported by the US, gave itself an extremely productive capitalist social system, becoming one of the major economic powers in the Far East. It didn’t consider itself part of the People’s Republic of China and gave itself a democratic Western-style parliament.
One country, two systems?
In 1979, when the era of collaboration between the US and China started, President Deng Xiaoping had his own theory called “One country, two systems”. He assumed that Taiwan would remain autonomous while being politically part of the People’s Republic of China. It was ambiguous idea.
So, many years later Beijing began its expansionary policy and the leaders of the Dragon began to militarily threaten Taiwan. At the same time, the United States Congress approved shared resolutions that guaranteed the Washington endorsement to Taiwan. This caused massive arms sales and militarization of the island.
Beijing conquering the Indo-Pacific
Over the last years, relations between China and Taiwan have become increasingly strongly critical. Beijing’s policy has become much more aggressive in the region, intimidating various other countries in it.
Now, Xi Jinping intends to control a large part of the Indo-Pacific area by building artificial islands and occupying and militarizing others. The possible forced annexation of Taiwan would transform the China Sea into a sort of Chinese lake. About a third of industrial production and planetary energy supplies are run in that area.
War is not for tomorrow, but it is likely avoidable
However, there are other real reasons why the Taiwan Strait is crossed by US, British and French military ships and the sky above it is populated by flocks of Chinese bombers. There are also more epochal reasons. China is pushing for recognition of hegemonic power in that area. Differently, Japan, Australia, South Korea, Vietnam and others area against such project, and United States agrees.
In addition, 50% of the microprocessors used in every field, including the military one, are manufactured in Taiwan. It is unthinkable that all this will be in favor of Beijing. Will it be war? Not now. The productive decoupling will still last at least two years. No military mobilization is planned and US intelligence believes that only in 2027 China will possibly be a real danger to the West. War can wait.
Taiwan è parte della Repubblica Popolare Cinese o può rivendicare l’autonomia totale, il riconoscimento internazionale e una sua sovranità nella propria politica interna ed estera ? Perché per molti anni il problema non è stato risolto in maniera pacifica.
Una disputa tesa tra Pechino e Taiwan
Ormai da anni la diplomazia internazionale si misura con la contesa tra Pechino e Taiwan sulla sovranità dell’isola. Per comprendere bene il problema bisogna tornare al 7 Dicembre del 1949 quando, a seguito di una lunga guerra civile sul continente, i nazionalisti del Kuomintang sconfitti dai comunisti di Mao si ritirarono sull’isola. Per molti anni la comunità internazionale assegnò ai diplomatici di Taiwan il seggio di rappresentanza all’Onu. La Cina comunista, invece, ne fu tenuta fuori. Nel 1971 gli Stati Uniti ritennero conveniente riconoscere la Repubblica Popolare Cinese e ne accolsero all’Onu un rappresentante, che andò a sostituire quello di Taiwan. Pechino dichiarò che Taiwan era solamente una provincia ribelle e che sarebbe tornata sotto la sua sovranità. Nel corso degli anni l’isola, sostenuta dagli Usa, si diede un sistema sociale capitalistico estremamente produttivo, divenendo una delle maggiori potenze economiche dell’Estremo Oriente. Cessò di considerarsi parte della Repubblica Popolare Cinese e si diede un parlamento democratico di tipo occidentale.
Un Paese, due sistemi?
Nel 1979, quando si entrò nell’epoca della collaborazione fra Usa e Cina, il Presidente Deng Xiaoping formulò la teoria definita “Un Paese, due sistemi“. Con essa lasciava intendere che Taiwan sarebbe restata autonoma pur facendo parte politicamente della Repubblica Popolare Cinese. La formula era ambigua e, infatti, quando molti anni dopo Pechino avviò la sua politica espansiva i dirigenti del Dragone iniziarono a minacciare militarmente Taiwan. Al tempo stesso il Congresso degli Stati Uniti approvava super partes deliberazioni che garantivano a Taiwan l’appoggio di Washington. Seguirono vendite massicce di armi e militarizzazione dell’isola che conta 25 milioni di abitanti.
Pechino alla conquista dell’Indopacifico
Negli ultimi anni i rapporti fra Cina e Taiwan sono divenuti sempre più tesi. La politica di Pechino è divenuta molto più aggressiva nella regione, intimidendo vari altri Paesi di essa. Xi Jinping intende mettere sotto controllo buona parte della zona dell’Indopacifico, costruendo isole artificiali, occupandone e militarizzandone altre. Basta guardare la carta geografica per comprendere che l’eventuale annessione manu militari di Taiwan trasformerebbe il Mar Cinese in una sorta di lago cinese. In quel braccio di mare passa circa un terzo della produzione industriale e dei rifornimenti energetici planetari.
La guerra non è per domani, ma non sembra evitabile
Tuttavia sono altre le vere ragioni per le quali lo stretto di Taiwan è solcato da navi militari Usa, inglesi e francesi e il cielo su di esso è popolato da stormi di bombardieri cinesi. E ragioni anche più epocali. La Cina spinge per un riconoscimento di potenza egemone nella zona. Ma il Giappone, l’Australia, la Corea del Sud, Il Vietnam e altri non intendono accettare questo progetto, in sintonia con gli Stati Uniti. Inoltre sul territorio di Taiwan si fabbrica il 50% dei microprocessori che vengono usati in ogni campo, compreso quello militare. È impensabile che cada nelle mani di Pechino. Sarà la guerra ? Non subito. Il disaccoppiamento produttivo durerà ancora almeno due anni. Nessuna mobilitazione militare è prevista e l’’intelligence Usa ritiene che solo nel 2027 la Cina potrebbe essere un reale pericolo per l’Occidente. La guerra può aspettare.
In the Indo-Pacific region, the West flexes its muscles – Nell’Indo-Pacifico l’Occidente mostra i muscoli a Pechino